, updated:

A Bard’s Tale

C’era una volta un videogiocatore come tanti; cresciuto, ai tempi gloriosi del DOS e di ardue configurazioni per liberar piu’ memoria possibile, a FPS e RTS.
Correva l’anno 1998 e il nostro prode si reco’ a Milano allo SMAU, sia per diletto che per lavoro.
Girando per i padiglioni incappo’, casualmente o meno non ci e’ dato a sapere, in un PC nel quale girava un gioco un po’ particolare: c’erano guerrieri e maghi, ladri e arcieri, paladini e chierici. Quel gioco si chiamava Baldur’s Gate e, per un appassionato di generi totalmente diversi, rappresento’ una svolta’. Lo provo’ per diversi minuti, fu colpito dalla profondita’ della storia che permeava il gioco, si abbevero’ con le tattiche che andavano usate per i vari scontri, ammiro’ l’ambientazione fantasy e decise che quel gioco cosi’ strano doveva assolutamente giocarlo.
E cosi’ nacque il suo amore per i CRPG. Da quel primo titolo che cosi’ favorevolmente lo impressiono’ a quelli successivi, senza dimenticare grandi capolavori del passato come Ultima VII e i due Ultima Underworld.
Passarono gli anni e il nostro eroe alterno’ brevi giocate ai pochi FPS che ancora lo interessavano a incredibili sessioni a Planescape:Torment, ai vari Icewind Dale, fino a titoli misconosciuti e ingiustamente caduti nel dimenticatoio come Soulbringer. Gli strategici non lo interessavano piu’ mentre, ogni tanto, si concedeva una buona avventura grafica.
Questo fino al 2002, anno di uscita di NeverWinter Nights. Egli, come molti, riponeva grandi speranze nel titolo BioWare ma si dovette scontrare con la dura realta’ dei fatti: un grandissimo capolavoro in multiplayer ma un gioco men che mediocre in single player. Nello stesso anno usci’ un’altra grande delusione, secondo quanto ci ha narrato il nostro: The Elder Scrolls III: Morrowind. Un titolo che molti glorificavano come un assoluto capolavoro ma che a lui non piacque per nulla. Una liberta’ totalmente illusoria al posto di una solida e ben narrata storia. Non era decisamente il gioco adatto a lui, nonostante le sue reiterate prove per farselo piacere, le quali si concludevano in un immancabile fallimento.
Nel frattempo egli aveva conosciuto un genere nuovo di giochi, i cosiddetti MMORPG. La beta della versione italiana di Dark Ages of Camelot fu la sua ancora di salvezza, assieme a saltuarie partite in multiplayer a NeverWinter Nights, assieme ai valorosi del gruppo di discussione it.comp.giochi.rpg. Tasslehoff Burnfutt, zx, Dimer Camparini e i tanti altri frequentatori di quel gruppo formavano un gruppo di ottime persone, estremamente competenti.
Torniamo al nostro videogiocatore, non lasciamoci trasportare altrove dalla corrente dei suoi ricordi.
Egli passo’ da un MMORPG all’altro finche’ non molti mesi fa decise di concedersi una meritata pausa da quella tipologia di giochi. E il primo titolo che compro’, complici le continue letture del suddetto gruppo di discussione, fu NeverWinter Nights 2. Un gioco totalmente diverso dal capitolo precedente. Era il ritorno ai fasti del “party” come in certi bei CRPG di un tempo. Era il ritorno di quel genio di Chris Avellone al genere che l’aveva consacrato come seconda icona del genere dopo Sir Richard Garriott. Si tornava all’antico ma con una grafica piu’ moderna. Era, per lui, il ritorno a un vecchio amore mai totalmente sopito.
Dopo NeverWinter Nights II fu la volta, con sua grande sorpresa, di Oblivion. Gioco totalmente diverso da quello Obsidian/Bioware, di certo non un capolavoro, anzi, ma sicuramente piacevole. Forse un po’ troppo incentrato sui combattimenti, ma comunque scorrevole e facile a differenza del suo predecessore Morrowind. (*)
Finche’, non molti giorni fa, compro’ su Steam un vecchio gioco, sempre della Bioware: Jade Empire.
Fu estremamente colpito dalla raffinatezza della trama e della storia, si innamoro’ perdutamente dell’ambientazione orientale, ammiro’ la vastita’ e la ricchezza dei dialoghi, si diverti’ con i minigiochi, trovo’ fantastica la liberta’ di scelta che veniva data al giocatore.
Iniziarono sessioni sempre piu’ lunghe di gioco nell’Impero di Giada e, purtroppo, lo fini’ in breve tempo. Si, perche’ il vero, grosso difetto di questo titolo e’ la sua dannata brevita’. “Action-RPG” lo defini’, nel 2005, la stessa BioWare. Eppure molto meno action di tanti titoli considerati imperdibili dal nuovo zoccolo duro di puristi e pseudo tenutari della verita’.
Ma quello che questo vecchio bardo ubriacone si chiede e’: se la BioWare nel 2002 avesse pubblicato Jade Empire al posto di NeverWinter Nights, questo blog si titolerebbe CRPG Addicted?

(*) attualmente il nostro ha cambiato opinione, e preferisce Morrowind ad Oblivion.

↑ Up