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Genova 2001 – 2011: per non dimenticare

Quello che avvenne a Genova dieci anni fa fu un fatto barbaro ed ignominioso: la sospensione di ogni elementare diritto; la cancellazione della volontà individuale; l’abiura da parte di parte delle forze di Polizia di essere al servizio dei Cittadini, che sono lo Stato, a favore dei politici che, dopotutto, rappresentano solo se stessi ed interessi privati.
Vedere, come mi è capitato sulle televisioni private Telegenova e Primocanale, poliziotti picchiare a manganellate persone anziane, anche straniere e lasciar fare quello che volevano ai cosiddetti Black Bloc mi fece venire disgusto e sangue alla testa: rabbia, rassegnazione, voglia di gridare.

Ma poi capii perché avvenne tutto questo: il “blocco nero” è composto in larga parte da frange di estrema destra e dai tifosi organizzati delle squadre di calcio: in pratica teppaglia nazifascista.

Per questo, nel mentre Genova veniva devastata impunemente da barbari vestiti di nero, contemporaneamente in Corso Italia ed alla Foce squadre di poliziotti sceltissimi spaccavano la faccia a due anziane signore britanniche e ad altri pericolosi membri del blocco della terza età. Ho idea che le due signore fossero due sediziose appartenente alla componente più pericolosa della sovversione del nuovo ordine: il buon senso comune. Ovvero quel pensiero che, a distanza di 10 anni dai fatti di Genova, ci fa continuare a dire che la globalizzazione ha arricchito pochi, impoverito molti e spostato mlioni di posti di lavoro verso Est: dalla Cina al Vietnam, dalla Polonia alla Romania mentre gli occidentali si sono dovuti arrangiare, soprattutto noi italiani.
Sono forse diminuiti i prezzi delle merci? E’ forse aumentata la loro qualità? O, per caso, non sono aumentati a dismisura i guadagni degli “industriali”, che non industriando più nulla dovranno farsi chiamare in altro modo?
Comunque la si pensi, comunque la si guardi, la barbarie di Genova rimarrà nella memoria di tutti: dal calcio del vicecapo della Digos di Genova ed oggi dirigente della Polizia di Alessandria Alessandro Perugini alla faccia di un ragazzo sdraiato a terra

al fatto che Amnesty international defini quello che avvenne a Genova “La più grande sospensione dei diritti democratici, in un paese occidentale, dalla fine della II guerra mondiale” e, poi, passando per i fatti di Bolzaneto, si arriva alla macelleria messicana della scuola Diaz:

Per chi c’era la vita quel giorno cambiò. Per i dirigenti della Polizia in meglio: di Perugini ho già scritto,  intanto Spartaco Mortola, che fu il rsponsabile di quanto avvenne alla scola Diaz e per questo condannato, anche se non in via definitiva, è stato promosso questore di quella Genova che ferì profondamente con il suo comportamento.
E’ proprio vero che, in Italia, non c’è limite alla vergogna.

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