, updated:

Deus Ex: Human Revolution

Il titolo di Eidos Montreal partiva come una grossa scommessa:
1) assicurare un prequel al pluripremiato Deus Ex, il primo della serie, creato da Ion Storm.
2) far dimenticare quell’aborto di Deus Ex: Invisible War
Il primo punto è relativamente facile da realizzare: basta saper scrivere una buona storia. Si, perché Deus Ex non è un FPS puro bensì un ibrido tra sparatutto in soggettiva e gioco di ruolo d’azione e ha sempre basato la sua fortuna, così come la saga di Thief (ibrido stealth game/a-crpg), su una solida storia oltre che su ottime meccaniche di gioco. Il primo fu un capolavoro soprattutto grazie alla narrazione che venne sviluppata. Parimenti il secondo fu un clamoroso flop proprio perché il plot era estremamente banale.
Il secondo punto è fottutamente più difficile da realizzare: sono riusciti i ragazzi di Eidos Montreal la dove Warren Spector aveva fallito miseramente?

Gameplay
Da questo punto di vista nulla di nuovo dal Canada: tutto come ci saremmo aspettato. Anche perché, e duole sempre sottolinearlo, il gioco è una mera conversione da console anche se, per strada, ha guadagnato non solo la collaborazione degli olandesi di Nixxes Software, ma anche dei comandi da tastiera e mouse logici e facilmente configurabili.
Purtroppo ci sono alcuni fastidiosi difetti, come una IA dei nemici degna di un topo morto, boss inclusi; e modalità riparati che non funziona sempre al meglio.
Le personalizzazioni che possiamo fare sono dettate dai potenziamenti che sceglieremo di installare su Adam Jensen, l’eroe di questa puntata della saga di Deus Ex.
Questi sono da scegliere in base al tipo di gioco che si vuole intraprendere e al comportamento che il personaggio dovrà tenere durante il gioco. Da amante dello stealthing e dello hacking non ho potuto esimermi, da un lato, dal puntare molto sui potenziamenti di hack e, dall’altro, di far muovere Adam in maniera quanto più furtiva possibile. Il tutto senza dimenticare qual è il suo ruolo principale nel gioco, pertanto l’ho anche dotato di innesti sia offensivi che difensivi.
Ma queste sono le mie personalizzazioni, ognuno sarà libero di sviluppare il personaggio come più gli aggrada, ricordandosi però che non sarà possibile avere tutti i potenziamenti: si, ci sono da fare delle scelte, che potranno portare a esperienze di gioco diverse tra loro.
Ma questa personalizzazione del personaggio non aumenta la rigiocabilità del titolo dello studio canadese: la storia è quella, punto; pertanto sarà difficile convincere l’utente a riprenderlo in mano.
I filmati sono fatti molto bene, ed è interessante notare la presenza di ben quattro finali, uno in più del primo Deus Ex.
La durata complessiva del titolo è decisamente elevata (45 ore circa) e può essere allungata comprando il DLC, di buona fattura ma inferiore al titolo centrale, The Missing Link (in italiano tradotto come L’Anello Mancante), E’ un’avventura a se stante, ma che si ricollega alle vicende narrate nel gioco.

Grafica ed audio
Le differenze visive tra la versione console e quella PC sono veramente minime. Si, c’è il supporto alle directx 11; ma mi sarebbe piaciuto disabilitarlo e vedere la reale differenza, sulla stessa macchina, giocandolo in modalità dx9. Purtroppo non ho un’altra scheda video (si, ho una HD5450 sul HTPC, ma è inadatta a giocare ed è dx11) e comprarla appositamente per questo mi parrebbe un assurdo. Però è pulita e visivamente piacevole.
Da un punto di vista audio si carica di troppo lavoro la CPU, e probabilmente questo è da imputare all’uso del chip audio integrato nella scheda madre. Prima o poi ne comprerò una separata… forse.
Il doppiaggio in italiano non è affatto male, anche se avrei preferito un’opzione per poterlo giocare in lingua originale con i sottotitoli localizzati: a mio avviso il miglior modo per godersi appieno un titolo che fa della narrazione il suo cardine centrale.

Storytelling
I ragazzi di Eidos Montreal sono riusciti nell’intento di dare un degno prequel a uno dei più osannati ibridi fps/a-crpg di sempre? E sono stati in grado di farci dimenticare quell’immane vaccata di Invisible Wars?
Partiamo dal secondo punto: far tabula rasa nel proprio cervello di uno dei più clamorosi flop della storia videoludica è compito arduo, ed è totalmente soggettivo.
Mentre per quanto riguarda il primo punto si, ed il mio plauso va allo studio canadese che è riuscito a creare una storia convincente e solida, in un futuro non troppo lontano dove gli umani useranno innesti per potenziare il proprio corpo e la propria mente. Accanto a loro c’è la fazione dei puristi, ovvero di tutti coloro che sono contrari a far si che venga violato il “santuario divino” del corpo. Ed il loro capo ricorda molto da vicino i telepredicatori evangelici statunitensi; tutti casa, chiesa e fucile mitragliatore. In mezzo c’è tutta una fauna molto variegata: dai teppistelli di strada alle Triadi cinesi, dai poliziotti corrotti e dal grilletto facile a mercenari iperpotenziati. Il tutto passando attraverso la figura assai complessa del vostro datore di lavoro, a quella del capo della sicurezza informatica dell’azienda per cui lavorate, per finire con quelle della pilota dell’elicottero aziendale che vi scorrazzerà in giro per il mondo a quella di Megan Reed, poco presente fisicamente ma nodo centrale della narrazione.

Il mondo
Il mondo di gioco è, per certi versi, piccolo: la città centrale del gioco è Detroit, sede dell’azienda di cui siamo il capo della sicurezza: qui si svolgerà una buona parte dell’azione.
Poi visiteremo due volte la città cinese di Hengsha, che ha la peculiarità di svilupparsi su due piani: Hengsha alta e Hengsha bassa.
Una capatina a Montreal non poteva scapparci, però purtroppo non per visitare i locali uffici di Eidos ma per ben altre ragioni.
E, infine, il porto di Singapore.
Le mappe sono discretamente grandi se si considera che stiamo parlando di un FPS condito con elementi di action crpg ed ambientato in un (spero) improbabile futuro cyberpunk.

Giudizio
Ecco, finalmente, un gioco ben fatto e ben curato, anche se non al livello dei migliori CRPG classici. Ma certamente può essere accomunato ai grandi classici del genere ibrido FPS/a-crpg come il primo Deus Ex, i due System Shok, il primo Bioshock ed altri.
Come loro non è un titolo esente da difetti, soprattutto tecnici, ma si regge su una buona trama e su una narrazione coinvolgente.
In un mondo fatto di Call of Duty e Battlefield, dove l’imperativo è il gioco online, è già un gran bel vedere. Soprattutto se si pensa a certi mezzi fallimenti recenti come Rage.
Ma quello che più importa è la risposta alla domanda “sono riusciti i ragazzi di Eidos Montreal la dove Warren Spector aveva fallito miseramente?”
La risposta non può essere che una sola: SI!

Postilla: un classico, quando ci sono i titoli di coda, è quello di prendere ed andarsene. Nulla di più sbagliato. E’ vero che Deus Ex Human Revolution non è un cartone Pixar, studio di animazione che ci regala chicche imperdibili proprio alla fine del film, quando la sala è vuota, ma qui ci sono tre ottime ragioni per rimanere incollati allo schermo:

1) vedere le (brutte) facce dei programmatori potrebbe non avere prezzo
2) “bambini nati durante”
3) il finale che si sceglie…. continua, collegandoci finalmente al primo, vecchio, glorioso Deus Ex. Scelta a mio parere sbagliata, ma forse è stata un’aggiunta posticcia, visto che i giocatori da console non hanno mai conosciuto Bob Page.

Pro Contro:
storia decisamente valida e ben narrata, per un ibrido IA degli avversari e dei boss
buona personalizzazione del personaggio nessuna rigiocabilità
ambientazione cyberpunk convincente mappe ripetitive
possibilità di giocarlo in diverse maniere, a seconda dei gusti personali dell’utente: stealth game, fps puro, ibrido, eccetera modalità “riparati” non perfetta
discreta varietà di armi e bombe un solo DLC degno di nota: The Missing Link (o L’Anello Mancante in italiano)
spinge a cercare soluzioni alternative e ad esplorare con accuratezza ogni anfratto arredamento, edifici, case ed altro fatti con uso di “cut&paste”
una, purtroppo nascosta, citazione del primo capitolo
quattro finali ed una chicca dopo i titoli di cosa

↑ Up