Aurea mediocritas
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Aurea mediocritas


Come creare il gioco più mediocre del decennio, dopo aver realizzato non solo Soldier of Fortune, ma anche le serie Hexen and Heretic? E’ vero che i giochi basati su licenza Marvel possono brasarti il cervello (non è colpa mia se preferisco DC Comics), e che gli ultimi FPS realizzati sono dei mezzi pacchi (Quake 4 e Wolfenstein) ma, per Dio, avere delle idee e realizzarle male non è propriamente il massimo della vita.
Qualcuno mi potrebbe far notare che pretendere un buon gioco single player quando il produttore è Activision (Call of Duty saga) è come far sesso con una pornostar e pretendere che sia ancora vergine (o che tu possa soddisfarla), e non avrebbe tutti i torti.
Però gli FPS citati, soprattutto i primi, erano ben fatti.

In effetti la colpa potrebbe essere additata alle mutazioni degli X-Men oppure a quelle di Spiderman o Hulk. Sta di fatto che fino al 2004 (Star Wars Jedi Knight: Jedi Academy) i Raven sfornano una serie incredibile di giochi che vanno dal buono all’ottimo. Poi alternano giochi mediocri a una serie inenarrabile di vaccate. Questo fino a Singularity (2010), oggetto di questa recensione.


Gameplay
Nulla di nuovo dal Corvo: il classico FPS con venature Action RPG basate su potenziamenti sia al personaggio che alle armi. Tra queste ce n’è una impropria, il CMT. Distorsore temporale, ma non solo, è un bel giocattolino da portarsi addietro.
Purtroppo il gioco è nato per essere usato su console, e si vede: non si può salvare quando si vuole (ed io detesto i salvataggi tramite checkpoint), e le impostazioni predefinite di comando hanno già il preset per il pad.
I nemici fanno più rumore che altro: l’intelligenza artificiale (che dovrebbe esser ribattezzata stupidità artificiale) è basata su script discretamente prevedibili, soprattutto nei movimenti. Non male i due boss presenti, richiedono un minimo di sforzo sinaptico in più. Forse i ragazzi di Raven hanno avuto paura che il gioco ci lobotomizzasse troppo.
La personalizzazione del personaggio è minima, ed è basata solo sui potenziamenti che si possono installare. Qui non ci sono varie modalità di gioco, la base è quella di un FPS puro, pertanto niente stealthing o hacking: qui si spara e basta.
Dimentichiamoci di Deus Ex oppure di Thief: qui vince chi ha più munizioni, chi fa più danno, chi ha un caricatore più grande, chi è abile nel prendere la mira.
La rigiocabilità del titolo è a livelli infimi, mentre i tre finali sono carini ma nulla più. La durata complessiva del gioco si attesta intorno alle 10/15 ore: decisamente bassa. Quasi ai livelli dei peggiori Call of Duty.
Esiste la modalità multiplayer, ma a distanza di due anni dall’uscita del gioco aspettarsi di trovare gente sui server è ai limiti dell’assurdo.


Grafica ed Audio
E’ un gioco nato su console, pertanto non ci si deve aspettare granché.
La grafica è ridicola, tanto da venir giocato a 1280*720 su un vecchio PC basato su un Athlon II X64 con scheda video ATI HD 5450 e due giga di RAM: il mio PC di test e, di tanto in tanto, HTPC.
L’audio è qualcosa di assurdo, con un volume bassissimo.
Il titolo è totalmente in italiano, e il doppiaggio è passabile.


Storytelling
Ibrido fino alla fine, Singularity ha la stessa originalità del topo morto messo nel banco della secchiona racchia.
Prendete i vari titoli che hanno trattato i viaggi nel tempo (eg.: Timesplitter), aggiungetevi una dose di comunismo sovietico (S.T.A.L.K.E.R., Metro, e tanti altri giochi), poche idee ma ben confuse, e potremmo esser dinnanzi ad un disastro.
La storia narrata nel gioco ha lo stesso appeal di un riccio nella vostra poltrona preferita nel momento in cui vi state per sedere. E senza pantaloni. E’ solo una mera scusa per farvi sparare, sparare, ed ancora sparare. A me è venuta voglia di cecchinare i Raven… e quelli di Activision.
E’ vero che, mentre girate per l’isola di Katorga-12, vi sono note e registratori che vi aiuteranno meglio a comprendere quanto accaduto, ma è altrettanto vero che come espediente narrativo è un bel po’ abusato.
Ma il reale problema di Singularity è che manca l’idea geniale, il quid che trasforma un gioco mediocre in capolavoro.
E no, l’idea dell’E-99 non è affatto la marcia in più che manca al gioco.


Il mondo
Definire l’isola di Katorga-12 “mondo” non è per nulla facile: ma li siete, e li dovete muovervi. Che sia il tempo attuale o il 1955 non importa, che siate solo o in compagnia neppure: Katorga-12 è, Katorga-12 rimane.
Visto quanto ci si impiega a finire il gioco (e una parte, minore, del tempo la si “butta via” cercando di capire come uccidere i boss) aspettarsi mappe grandi pare assurdo. Ed, in effetti, qui siamo a livelli decisamente inferiori a quelli di, per esempio, Call of Duty 4. E’ vero che il viaggio nel tempo ci potrebbe permettere di avere un po’ più di varietà, ma questo, purtroppo, non succede se non in minima parte.

Giudizio
Singularity è un titolo che a malapena raggiunge la sufficienza. L’idea di base è carina, ma sviluppata malissimo, ed all’interno di un comparto tecnico ai limiti dell’indecenza.
Il tutto tacendo sulla brevissima durata del gioco.

In genere in fondo alle mie recensioni, ci sono i box con i pro e i contro di un gioco.
Il problema per Singularity è: quali pro? E penso di aver spiegato sopra quanti e quali siano gli innumerevoli contro del titolo Raven Software. Che comunque è meglio di quella vaccata spaziale, o spaziotemporale?, di Wolfenstein.
Da comprare giusto come passatempo estivo spendendo non più di 3 euro su Steam.

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