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Distacco

Durante un giorno triste, buio e senza risuoni dell’autunno di quell’anno, un giorno nel quale le nubi basse opprimevano i cieli, attraversai solitario in sella a un cavallo un tratto di campagna sorprendentemente desolato; trascorso un po’ di tempo mentre si addensavano le ombre della sera, mi ritrovai davanti alla malinconica casa degli Usher.


Film mediato come pochi, in cui la figura del cinico e distaccato professore-supplente si alterna a quella del premuroso nipote, Detachment – Il Distacco è un attacco al sistema scolastico statunitense, che premia i ricchi e perde per strada i poveri e gli ultimi. Film scontro, generazioni contro generazioni: figli e genitori, alunni e professori ma, anche, genitori contro professori. Scontri non solo verticali, pertanto, ma anche orizzontali.

Dicotomico all’eccesso, ossessivamente povero di mezzi tecnici ma non di narrazione, superbamente fotografato, con una carrellata di personaggi secondari da manuale del cinema, questo film ci mette in pace con il film d’autore, quello vero. L’alternanza di figure immateriali (e.g.: la madre), dei comportamenti umani all’intero dei microcosmi che costituiscono il continuum del personaggio principale ci insegna che la sceneggiatura, quella vera, si rivela nella narrazione di una storia e non nella masturbazione intellettuale di uno o più incapaci.

Film di redenzione o viaggio attraverso la mente turbata del protagonista? Oppure ambo le cose?
Citando Montale:

Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l’incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.

Film sicuramente da vedere: da un punto di vista meramente tecnico è un piccolo gioiello mentre, come narrazione, è un fiore in un arido deserto di pellicole inutili e raffazzonate (con rare e piacevoli eccezioni). Ed a livello interpretativo è un film di rara bellezza, che si avvale della presenza di un Adrien Brody in stato di grazia.

Unico neo di questa pellicola, oltre a una certa lentezza, è la materia trattata, che è estranea all’universo italiano e, forse, europeo: il modello scolastico statunitense.
Ma se debbo accettarli per vedere finalmente un bel film li accolgo a braccia spalancate.

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