Stato vs mercato
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Stato vs mercato

Stavo leggendo questa interessante disamina di Michele Boldrin, che vive e lavora negli States, quando mi accordo che la diatriba Stato versus Mercato è, limitatamente all’orticello italiano, stupida quanto la peggiore delle battute ed insipida come una minestra non salata.
Perché limitatamente all’Italia e non, per esempio, ad altri paesi? Perché siamo e viviamo qui, sono le leggi italiane a regolare la nostra vita e non quelle tedesche o austriache o inglesi o francesi o statunitensi. Ergo, quando si parla di una o più teorie macroeconomiche, poi si deve anche esaminare il terreno su cui si andrebbero ad impiantarle.
E, purtroppo, soprattutto per colpa di noi italiani, il nostro patrio suolo non è che sia il massimo: da noi l’interesse particolare vince sempre su quello generale. Diciamocelo chiaramente: siamo una nazione di fottuti egoisti un po’ anarcoidi e un po’ (tanto) stronzi con una spruzzata di stupidità. Solo da noi uno come Berlusconi poteva trovare terreno fertile, altrove l’avrebbero mandato a spigolare dopo pochi minuti.

Prima di decidere che tipo di teoria macroeconomica voler attuare qui da noi, se ortoliberalismo, liberismo, una sintesi dei due oppure seguire una strada tutta nostra (vorrei ricordare che le teorie economiche, per quanto belle ed affascinanti esse siano, non funzionano ovunque alla stessa maniera, per ragioni di carattere prettamente sociale e sociologico. Se esistono intere nazioni ed interi popoli che aspirano ad uno stato il meno possibile ingerente negli affari interni dei cittadini e delle imprese; dall’altro vi sono quelle che senza lo stato non saprebbero tirare avanti: e non parlo di Cuba o Cina o Venezuela ma di popoli e nazioni occidentali e capitaliste. E la differenza tra i due è di tipo sociologico: da una parte gli eredi dei pionieri del nuovo e nuovissimo mondo, persone abituate a fare da sole, ad avere grandi spazi naturali da piegare alle proprie esigenze; dall’altra il vecchio mondo, l’Eurasia, che si è progressivamente levata i panni del pioniere per vestire quelli del galantuomo d’alta società. E’ uno scontro di mentalità, di modi di vivere, di stili di vita completamente in opposizione e, probabilmente, tra loro inconciliabili: perché un conto sono le vacanze a Venezia o a New York, un altro è viverci).
Ma per noi Italiani il discorso si complica, perché prima invece di decidere tra Stato e Mercati o Altro dobbiamo fare quel gradino che hanno reso le altre nazioni occidentali quello che sono: dobbiamo migliorare la qualità dello Stato, e per farlo lo dobbiamo resettare, forse anche a livello costituzionale. Decidere prima che Stato vogliamo essere: democrazia parlamentare, (semi)presidenzialismo, cancellierato/premierato. Poi come vogliamo scegliere i nostri rappresentanti/dipendenti: maggioritario o proporzionale. E far si che una volta presa la decisione questa sia magari non per sempre ma almeno per un lungo, lungo arco di tempo.
E, subito dopo, dobbiamo migliorare lo Stato e tutte le pubbliche amministrazioni in qualità ed efficienza, in modo che essi eroghino sevizi migliori a un minor costo per i cittadini. Far si che questi non vengano erogati prima agli amici degli amici o a chi paga la bustarella o altro, ma far si che l’Italia diventi un paese, una nazione, uno Stato Etico. Basta stupidi perdonismi in chiave ipocritamente cattolica, è giunto il momento che chi sbaglia paghi per le male azioni commesse: e sia esso un comune cittadino che la più alta carica. E, soprattutto, innalzare il senso civico di noi cittadini: basta fare gli ipocriti buoni solo a lamentarsi, perché chi non fa nulla per il proprio paese e i propri connazionali non deve e non può aspettarsi altro se non il nulla della barbarie.
Dobbiamo dire basta a pubblici dipendenti pagati più del presidente degli Stati Uniti, dobbiamo smetterla con l’intoccabilità dei dipendenti e delle cariche pubbliche, basta con l’essere farisaici, di raccontarci che siamo i migliori quando questo non corrisponde assolutamente al vero.
Prima pensiamo a Italia 2.0 e poi al resto, e la scelta potrebbe venirci naturale.

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