Dinosauri rock
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Dinosauri rock

Forse sarà l’incapacità delle nuove leve di musicisti nel dare un bel gancio destro a quelle del (tra)passato, forse sarà la moda del vintage (o, meglio, in ciò che è vecchio e decrepito), nella musica non si sta assistendo come nel passato a un ricambio generazionale dove i nuovi propongono alternative valide al vecchio.

O forse sarà da una parte il marketing e dall’altra l’amore per il vil denaro di questi brontosauri della musica che continuano a sfornarci album e a fare concerti.

Un consiglio: smettetela, state diventando penosi.

Prendiamo una leggenda del rock: Simon and Garfunkel, in uno dei loro pezzi più celebri, The sound of silence, in tre momenti della loro carriera: gli inizi, il famoso concerto a Central Park, ed oggi.

E’ vero che certa musica è immortale, ma non chi l’ha composta e/o eseguita. Anche perché certe reunion, certe ristampe in digitale, certi analogici a 180 grammi, certi live, certe riproposizioni hanno scassato (not only)la minchia.
Perché se è bello riascoltare i Beatles, i Rolling Stones, i Blood, Sweet and Tears; è altrettanto bello scoprire nuovi gruppi musicali.
Che pena sono, poi, certe riunioni dove manca uno o più membri? The Who hanno smesso di essere tali dalla morte di Keith Moon, e dare una nuova voce ai Queen dopo la morte di Freddie Mercury è un’idea talmente bislacca che poteva venire in mente a un disadattato sociale come Brian May.

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