Un governo figlio di
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Un governo figlio di

puttana? No, non me la sento di offendere delle oneste e laboriose lavoratrici su strada.
No, questa è una lunga, lunga storia, che parte da lontano per arrivare ai giorni nostri.
Tanti, tanti, tanti anni fa, correva l’anno 1997, ci fu quello che alcuni chiamarono lo “scellerato patto”, altri come “l’inciucio” ma il suo vero nome fu un altro.
I protagonisti di questa nostra storia sono tre: Gianni Letta, zio del nostro attuale primo ministro e mentore di; Silvio Berlusconi, il diversamente alto d’Italia, colui che mantiene ma i giudici non gli permettono di mantenere; e Massimo D’Alema, la testa più bacata del centro(poco)sinistra italiano.
I nostri tre prodi (minuscola, che a questi tre gli viene un coccolone (e non un Cocciolone) a parlare di Prodi. Romano Prodi, detto il mortadella.
Ma stiamo divagando, allegro ma non troppo, perché smpre di cibo si parla.
Si, perché nel 1997 ebbe luogo il famoso patto della crostata.
Così lo descrive Wikipedia:

Nel caso italiano, un tacito patto di non-belligeranza sarebbe stato stipulato, secondo alcuni giornalisti, tra Massimo D’Alema, presidente dei Democratici di Sinistra, allora ancora segretario, e Silvio Berlusconi, durante una cena a casa di Gianni Letta, il cosiddetto “patto della crostata” (in riferimento al dolce preparato per quell’occasione dalla signora Letta).Secondo questa versione, D’Alema si sarebbe impegnato a non fare andare in porto una legge sulla regolamentazione delle frequenze televisive: a tale fine si sarebbe prestato l’allora presidente della ottava Commissione permanente del Senato, Claudio Petruccioli, non calendarizzando l’esame degli articoli del disegno di legge n. 1138 per tutta la XIII legislatura. Tale legge infatti avrebbe costretto il gruppo Mediaset a vendere una delle proprie reti (in tal caso avrebbe scelto probabilmente la meno importante, Rete 4). Inoltre, in quel periodo, Mediaset era in procinto di quotarsi in borsa, e una legge di quel calibro avrebbe fatto calare a picco il valore delle azioni. L’eventuale prezzo che l’altro contraente (Silvio Berlusconi) avrebbe promesso come merce di scambio non è noto. D’Alema bollò come “inciuci” (cioè pettegolezzi privi di fondamento) tali affermazioni. A causa, probabilmente, della scarsa conoscenza dei dialetti meridionali da parte dell’intervistatore, al termine fu attribuito un significato distorto, che è poi quello per il quale oggi viene più frequentemente utilizzato.

crostata 2

crostata 3

crostata 1

Da quella mossa, e da altre precedenti (indimenticabile il discorso alla Camera fatto da Violante a Berlusconi

tirando in ballo sempre lo zio Gianni Letta, eh, Enrico) e susseguenti (come potremo mai dimenticare il governo Monti che forse salvò l’Italia ma portò sicuramente in miseria milioni di italiani?) è nato questo governo di loro larghe intese ma di nostre larghe natiche.
Però siamo passati dalla crostata alla crosta. Perché è quella che stiamo grattando per tirare a campare.
p.s.: l’immagine di mezzo? La coerenza della Lega.

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