La foglia di fico
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La foglia di fico

La Convenzione di Istanbul è stata approvata dalla Camera dei Deputati e, subito dopo, son saltati tappi di champagne come se si fosse posta una pietra miliare nei confronti della violenza contro le donne.
E’ veramente così o siamo, tanto per cambiare, di fronte all’ennesima foglia di fico all’italiana?
Partiamo da un’immagine:
istambul
Siamo il quinto paese UE (Unione Europea) che l’ha approvata, ma per la ratifica dell’Unione ne servono altri cinque: si deve arrivare a 10 paesi membri firmatari.
Sarà facile, o difficile, far cifra tonda?
Questa convenzione, il cui nome completo è “Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica”, nacque nel lontano 11 maggio 2011, pertanto più di due anni fa!
Improvvisamente, in un impeto di femminismo d’accatto, la nostra camera bassa approva la ratifica di questa Convenzione. Cosa che non ha fatto nei due anni precedenti.
A me sorge spontanea una domanda: perché?
Perché aspettare due anni prima di firmare una Convenzione che, forse senza neppure conoscerla, tutti o quasi i soggetti politici presenti in parlamento giudicano importante?
Intanto ecco il testo completo della stessa, così ci si può fare un’idea dettagliata di cosa ha firmato la nostra Camera dei Deputati.

Convenzione Istanbul Violenza Donne by uncletoma

Prima cosa: non ci sono soldi.
Secondo fatto: l’Italia ha firmato una marea di dichiarazioni, intenti, convenzioni (tra tutte: quella sui diritti umani) da far annegare Kareem Abdul Jabaar in un mare di carta.
E tutte, invariabilmente, sono rimaste lettera morta.
Esiste per caso il reato di tortura, in Italia? No, eppure è previsto dalla Dichiarazione sui Diritti dell’Uomo. Ma da noi non c’è, chissà perché.
Aspetta, scemo io: Genova 2001.
Con una legge simile, e con pene severe, i vari poliziotti avrebbero passato svariati anni dietro le sbarre. E invece… eh, com’è strana la penisola!
Ma torniamo al primo punto, la mancanza di soldi.
Ora, l’Italia è un paese sostanzialmente allo sfascio; privo di infrastrutture logiche (ma zeppo di molte illogiche, alcune anche in “costruzione” come la Torino-Lione); che investe in cultura, istruzione, turismo e ricerca scientifica le briciole del proprio PIL (i famosi zerovirgola).
Non solo è un paese culturalmente e scientificamente indietro, non solo non da nulla al suo futuro (scuola e ricerca), ma è anche divenuto la tomba della giustizia: ed è questo uno dei veri nodi cruciali per questa nazione, perché è uno dei (tanti, purtroppo) motivi per cui qui latitano gli investimenti esteri. La mancata approvazione di una seria legge anticorruzione ne è l’esempio più lampante ma, dopotutto, avrebbe significato il suicidio di una classe politica che ha fatto del referenzialismo remunerato il suo unico scopo di vita.
Destinare le poche risorse che ci sono a quella che considero una battaglia di civiltà ma, a mio avviso, di secondaria importanza rispetto a tematiche di respiro decisamente più vasto ed importante per lo stato (scuola, ricerca, pmi, cuneo fiscale, iva, eccetera) diventa un non-sense, quasi un voler condannare le donne a diventar le vittime di un’incapacità di progettazione politica vieppiù ovvia ed allarmante.
Inoltre non si può neppure far si che l’omicidio di una donna da parte di uomo diventi un’aggravante specifica com’è accaduto in Argentina. Dopotutto, Costituzione alla mano, siamo tutti uguali dinnanzi alla legge, pertanto non vi può essere una specifica aggravante in base al sesso (Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso).
E’ altresì vero che, tralasciando i casi di femminicidio, quelli di violenza domestica nei confronti delle donne sono non solo in aumento, ma non riesce a vedere la luce in fondo a un tunnel che loro stesse alimentano con false speranze (riuscirò a cambiarlo; lo faccio per i figli; eccetera) di un domani migliore che, purtroppo, se va bene porterà a un divorzio; ma se va male diritto al cimitero.
La mancanza di soldi si scontra, purtroppo, con una mancanza culturale e religiosa, che considera la donna inferiore all’uomo.
Si, perché la religione che ha elevato una donna, Maria, agli onori più alti degli altari come madre del Cristo nulla ha mai fatto nella sua bimillenaria storia per tutelare le discendenti naturali della madre di Gesù: le donne.
Mi sembra inutile rimembrare, qui, le cacce alle streghe che hanno attraversato i secoli più bui della storia umana; secoli dove la donna era vittima perenne delle angherie maschili ed agnello sacrificale per rabbonire i credenti che stavano per perdere la fede.
Io temo che questa approvazione tardiva; unita al fatto che mancano ancora almeno altri cinque stati firmatari, che vi è una carenza strutturale oltre che di denari, che viviamo in una società dove il conflitto tra i sessi sta diventando sempre più dilaniante (nazifemminismo), che sia culturalmente che da un punto di vista religioso la società italiana non è purtroppo pronta ad accettare le donne come pari degli uomini; non sia altro che l’ennesima, bellissima ma, purtroppo, inutile foglia di fico che l’Italia indossa per sembrare più civile.
Spero ardentemente di sbagliarmi, ma temo di aver ragione.

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