Autonomie de che?
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Autonomie de che?

Abbiamo visto come il governo di Enrico o’nipote Letta vorrebbe trasformare l’attuale Senato della Repubblica in Camera delle Autonomie e, altresì, abbiamo visto come quest’idea sia estremamente bislacca in quanto l’Italia non è uno stato federale.
Abbiamo altresì analizzato come andrebbero eletti, ed in che numero, i componenti dei due rami del “nuovo parlamento”, soprattutto se la Camera Alta diventasse ciò che aspira l’attuale maggioranza.
Questa volta non secondo la visione di o’nipote ma secondo la mia, visto che secondo Violante, Letta e saggi la cosiddetta “camera delle Autonomie” sarebbe eletta in maniera indiretta, sull’esempio austriaco.
Partiamo da un dato: o si fa dell’Italia uno stato federale sulla falsariga di molti altri in Europa e nel Mondo, oppure si cambia il destino dell’attuale Senato della Repubblica.

Iniziamo la riflessione prendendo come spunto quanto scritto da Wikipedia a proposito della “camera alta“, sia nell’ambito delle caratteristiche distintive

Una camera alta si distingue da quella bassa in almeno uno dei seguenti aspetti:

  • La camera alta ha un potere minore rispetto alla camera bassa, ma ne ha alcuni speciali. Ad esempio il Senato degli Stati Uniti ha il potere esclusivo di adottare i trattati internazionali.
  • L’approvazione della camera alta può essere richiesta solo per un elenco limitato di materie legislative, come gli emendamenti costituzionali
  • La camera alta può fungere da ‘camera di riflessione’, nel senso che si limita ad esaminare le iniziative di legge approvate dalla camera bassa, senza avere il potere di iniziativa legislativa. In qualche caso la camera alta non può respingere ciò che la camera bassa ha approvato.
  • Nel sistema presidenziale, solitamente la camera alta ha il potere esclusivo di giudicare l’esecutivo per questioni di impeachment dopo la messa in stato di accusa da parte della camera bassa.
  • I membri della camera alta possono essere scelti con criteri diversi dall’elezione popolare come la nomina da parte del capo dello stato o l’appartenenza alla nobiltà.
  • Può essere usata per rappresentare gli interessi degli stati di una federazione.
  • Ha meno seggi rispetto alla camera bassa.
  • Se la camera alta è elettiva, spesso il suo mandato è superiore a quello della camera bassa; se è di nomina regia o composta da nobili, il mandato è a vita e/o ereditario.
  • Ad ogni elezione viene rinnovata soltanto parzialmente e non interamente.

che in quello dei poteri

Nel sistema parlamentare la camera alta è vista frequentemente come una camera consultiva; per questa ragione la sua azione diretta e i suoi poteri sono limitati – o non esistono affatto – nei seguenti ambiti:

  • Controllo sull’esecutivo.
  • Possibilità di respingere le proposte di legge già adottate dalla camera bassa o di bloccare il processo legislativo.
  • Possibilità di iniziativa legislativa.
  • Possibilità di bloccare o modificare il bilancio.

Ora, a me l’idea di Stato federale non dispiace per nulla: con il decentramento dei poteri dal centro alle periferie (Regioni, Province, Comuni) si pone in essere un primo ed importante passo verso una maggiore democrazia diretta dei cittadini sulle cosiddette istituzioni. Ma, a questo punto, fare della “Camera Alta” un mero copia e incolla di quella Austriaca (con le regioni che nominano i rappresentanti alla Camera delle Autonomie) mi pare una forzatura. Perché o queste nominano le persone secondo il volere dei cittadini o è meglio chiedere ad essi di esprimersi partecipativamente tramite elezioni con sistema maggioritario.
Però posso anche capire quelli che sono di parere contrario alla concessione di troppo potere agli organi periferici, tanto da snocciolare una serie impressionante ed incontrovertibile di regioni dove alcuni i molti consiglieri sono indagati per reati vari (Lazio, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, eccetera) fino ai comuni sciolti per vari motivi (dall’infiltrazione mafiosa a veri e propri sistemi criminali per una gestione privatistica e familistica del bene pubblico).
Il problema, in questo caso, è il poco o nessun potere di controllo che ha il semplice cittadino nei confronti delle istituzioni, di tutte, da quelle più locali fino allo stato centrale.
Ma in un sistema che pone al centro il cittadino e, soprattutto, i suoi interessi, la privatizzazione – o, meglio, la gestione pro bono dei partiti o dei singoli della stessa – della cosa pubblica o l’infiltrazione criminale smettono di essere un problema, in quanto deistituzionalizzate e, pertanto, realmente criminalizzate.
Ma smettiamo di pensare agli enti periferici per concentrarci su che idea del Senato avere.
Inizialmente a me non dispiaceva l’idea che questo facesse da “guardiano” del dettato costituzionale. Piccolo problema: da noi esiste già chi si occupa della questione, ed è la Corte Costituzionale. E’ altrettanto vero che spesso prende abbagli clamorosi (eg.: cd “sentenza Granital” e successive, come per esempio quelle decisioni che si possono leggere tramite questa pagina del sito della Camera intitolata Rapporti tra ordinamento interno e dell’UE), ma crearne una sottospecie di doppione non è il massimo, soprattutto se uno degli obiettivi a cui si mira è la diminuzione dei costi della politica.
Anche un’altra soluzione, all’americana, non va bene, in quanto la Corte Costituzionale ha già preso l’articolo 11 della Costituzione e l’ha piegato ai desiderata degli organismi internazionali e ai loro guardiani interni alle nostre istituzioni.
A questo punto si aprono de strade:
1) o si punta decisi verso la creazione di uno stato federale, sul modello svizzero, in cui la camera alta fa sia da megafono delle problematiche locali all’interno delle istituzioni centrali e, parimenti, da camera di riflessione ed annotazione delle leggi presentate dalla camera bassa. Inoltre fa da giudice terzo all’interno delle contese che sorgono tra le istituzioni centrali e quelle periferiche ed ha potere di controllo sull’operato dell’esecutivo;
2) si punta su un modello centralista di stato, si smantellano province e regioni, si crea un Senato che fa camera di riflessione per le leggi approvate dalla camera bassa, che ha potere decisionale sul bilancio dello Stato e di controllo sull’esecutivo.

Ed ora che abbiamo esaminato, anche se in maniera non troppo esaustiva, l’argomento, passiamo al punto focale della vexata quaestio (soprattutto dopo la sentenza della Consulta): che legge elettorale? E, ma solo se ce la faccio, perché quella presentata dal MoVimento 5 Stelle non (mi) va bene?

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