Contro i propri interessi
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Contro i propri interessi

Nella terza puntata della prima stagione di The Newsroom (bello, lo consiglio, anche se è quasi agli sgoccioli) uno scrive su “quelli che votano contro i loro interessi”.
Concetto interessante.
Ma, permettetemi, sbagliato.
Esempi di voti secondo i suoi interessi: un musulmano non voterebbe mai chi è contro alla costruzione o all’istituzione di una moschea o di un luogo di preghiera; un bigotto cattolico non voterebbe mai uno favorevole ai matrimoni gay, un costruttore di automobili non voterebbe mai contro chi non vuol proseguire politiche di sussidio industriale (i famosi incentivi).
Dopo il voto, visto che non vi è vincolo di mandato, l’eletto potrebbe benissimo non dar seguito alle proprie promesse, però facciamo finta che, questa volta, porti avanti queste battaglie.
Però facciamo anche finta che colui che fa costruire o istituire una moschea o luogo di culto voti a favore dell’aumento delle tasse per l’accesso alle scuole materne, dando così inizio a una sorta di islamofobia strisciante.
Poniamo anche il caso che colui che è contro i matrimoni gay sia favorevole all’ICI sui luoghi di culto.
E, per finire, colui che è favorevole agli incentivi auto voti a favore dell’aumento delle tariffe autostradali e della benzina.
Questi sono tre esempi di fantasia, ma ve ne posso fare uno reale: quelli che votarono Berlusconi affinché gli levassi l’ICI si trovarono si con questo ridicolo balzello cancellato, ma anche con l’aumento dei ticket sanitari, con il peggioramento della scuola, eccetera.
La mia domanda è: quelli che votano per i loro interessi lo fanno veramente?
E, poi, non è più importante l’interesse della collettività rispetto a quello del singolo individuo?

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