Dilettanti allo sbaraglio
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Dilettanti allo sbaraglio

L’Italia è una nazione che, a dispetto delle trivelle nello Ionio e in Adriatico, ha un mare di petrolio.
Un petrolio che non si trova, e scusate il penoso gioco di parole, in mare ma nella terraferma.
Più precisamente in musei, chiese, località balneari, ai laghi, nelle verdi colline, nelle montagne, in riva a fiumi e torrenti.
Ovunque si guardi vi è quell’oro nero chiamato cultura e turismo.
Un tesoro inestimabile che non sappiamo sfruttare adeguatamente per la folle miopia in cerca di facile consenso elettorale della nostra classe politica che demanda al volontariato, o a un professionismo sottopagato, la loro valorizzazione.
Prendiamo un esempio a caso: in Toscana, in provincia di Firenze, vi è un castello sconosciuto ai più: si tratta del Castello di Sammezzano.
Sala_dei_pavoni_04
Sammezzano,_sala_dei_gigli_01
Sammezzano,_salone_delle_colonne_01
Altre foto potete vederle alla pagina Wikipedia dedicata a questo luogo.
Peccato che questo bellissimo monumento architettonico non appartenga all’Italia ma a una “società italo – inglese (Sammezzano Castle Srl) ed è chiuso ormai da circa venti anni in attesa che si realizzi un ambizioso piano di recupero e valorizzazione; ciò nonostante il castello è ancora molto conosciuto; prova ne è che quando sono organizzate delle aperture straordinarie accorrono persone da tutta Italia” (fonte)
Se non fosse per le (rare e solo domenicali) visite guidate organizzate da volontari, dietro beneplacito della società proprietaria, questo piccolo giacimento di petrolio rimarrebbe inutilizzato e non sfruttato.
Questo è uno dei tanti, tantissimi casi di dilettantismo allo sbaraglio in ambito culturale.
Prendiamo il Castello della Pietra, vicino a Vobbia.
Castello_della_Pietra-salone_centrale

castello pietra 3castello pietra 1

Oppure, per prendere spunto da fatti capitatemi personalmente, la mia vacanza a Bologna di quest’anno

So far away

A Bologna molti musei e (quasi?) tutte le chiese sono in mano a volontari o a personale part-time, pertanto o ci vai negli orari previsti o rischi di dover correre per mezz’ora per visitare le sale. Oppure di esser cacciato fuori dopo due minuti. Oppure farsi tutto il porticato di san Luca, ovviamente a piedi, per poi scoprire che l’omonimo santuario, uno dei gioielli dell’arte sacra italiana, è in pieno restauro, così non vedi nulla? Mettere un avviso multilingua all’inizio del porticato pareva brutto? O scoprire che certe parti del palazzo dell’Archiginnasio sono riservate ai “VIPs” politici e religiosi.
Oppure parliamo di Tolentino, comune marchigiano di 20mila anime, il cui unico difetto è, a sentire il sindaco, “non avere turisti”?
tolentino
O, e andiamo indietro nel tempo al 2007.
Vi ricordate il mitico sito Italia.it, le faraoniche spese, il logo idiota e la mitica presentazione di Rutelli in inglese?

poi sbertucciata in maniera divertentissima da un Grillo in gran spolvero.

logo_italia
necrologio-italia-it
necrologio-italia-it2
Ora, dopo decine e decine di milioni spesi (perché Rutelli e i tecnici del ministero non sono mai stati posti sotto indagine per truffa e peculato?), il logo attuale è questo
logo italia
e il sito è di una banalità sconcertante:
italiait
Ah, la risposta alla domanda retorica sulle indagini sulla cricca rutelliana (e non solo) magari può trovar (s)conforto in questo parere dell’avvocatura dello stato:

E, piuttosto, consiglio la lettura di due vecchi (2011 e 2014) articoli di Yahoo!Finance:
Italia.it rischia di chiudere: il flop dei siti istituzionali italiani
Gli sprechi più clamorosi dei siti istituzionali italiani
Questo, per fare un paragone, è la testata del sito istituzionale del turismo spagnolo:
spagna
o di quello francese
francia
Visitare quei due siti è sempre un piacere sia per gli occhi che per l’anima… per il portafogli molto meno.
Video preso dal sito francese:

per tacere della app:

o di quella per la riviera francese (da Mentone verso Ovest).
Si, è vero, anche noi abbiamo le app, e pure i video (pochissimi e, a parte un paio di casi, di una tristezza infinita), però… però le app sono divise per regione!!!
Non c’è un’unica app omnicomprensiva, con giochi, quiz, lezioni d’italiano, eccetera.
Giusto per, quelli per la Liguria sono 4, solo per iOS (i francesi le fanno sia per iOS che per Android)
app
Però, cavolo, è ancora sul sito quella di Expo 2015, che è finito!!!
app expo
La sezione che mi è piaciuta di più? Italy 4 dummies. Detto il regno della tristezza infinita.
Ecco un video tratto dalla sezione separata per i video (nel sito francese, invece e per logica, sono all’interno della località, che può essere una città, un borgo o un dipartimento, che ti interessa)

Notare come quello italiano sia estremamente descrittivo, quasi scolastico, e non invogli a visitare la località.
Non è uno spot pubblicitario, è un mini documentario.
Peccato che il primo funzioni, il secondo no.
E lo stesso vale per questo:

mentre questo

non funziona per il motivo opposto: è si troppo pensato in maniera pubblicitaria, ma l’uso della tecnica del tilt shift lo fa sembrare realizzato da un instagrammer con più alcool che sangue nelle vene.
Purtroppo, da noi, invece che destinare risorse a quello che è utile per il futuro (scuola, università e ricerca), a quello che è naturalmente nostro (cultura e turismo), si preferisce investire nelle concessioni petrolifere in Adriatico e nello Ionio, sputtanando così due siti turistici di incomparabile bellezza.
Rimettendoci, così, nelle mani dei privati o di un becero assistenzialismo localista che non riesce a fare gli interessi della collettività ma solo quelli dei propri grandi elettori.
Sputtanando così le uniche due risorse infinite di cui disponiamo per natura e grazia divina: cultura e turismo. Turismo e cultura.
Sputtanandole per mancanza di volontà politica, per insistere nel volerle affidare a volontari o part timer che, con tutto il bene che fanno, non potrebbero mai sostituirsi a professionisti ben preparati, poliglotti e con una profonda conoscenza della materia.
Peccato che invece di rendere il turismo e la cultura un veicolo per creare moltissimi posti di lavoro, si preferisca affidarsi alla generosità pelosa dei vari Marchionne di turno nella vana speranza che anche loro non delocalizzino la produzione e spostino la sede all’etero, con pesanti perdite in termini occupazionali.
Piuttosto, vi ricordate che un tempo avevamo il Ministero del Turismo e dello Spettacolo, poi soppresso da quel rimbambito di Amato?
Poi, nel 2006, venne creato da Prodi il Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo presso la Presidenza del Consiglio.
Poi Silvio B (Trufolo) ricreò il Ministero, che durò fino al governo Letta escluso.
Ora, invece, abbiamo il MiBACT (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo). Che, come idea, non è affatto male, se er nipote non avesse fatto, as usual, le cose alla carlona. E non che sotto er bimbominkia le cose siano migliorate.
Pensiamo vecchio, non guardiamo al futuro, e così facendo affossiamo l’Italia.

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