Divinity Original Sin: a good modern game
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Divinity Original Sin: a good modern game

Divinity: Original Sins (Enhanced Ediction) è un gioco moderno che sa di antico.
Non è scevro da difetti, per esempio il sistema di combattimento, ma è il primo erede moderno dei CRPG isometrici usciti a cavallo tra gli anni 90 e l’inizio del nuovo millennio.
Parlo dei vari Baldur’s Gate, NeverWinter Nights e company, mentre Planescape Torment è ancora troppo lontano.
E’ un titolo di tanta sostanza, caratterizzato da tanti punti di forza e poche debolezze

dos - curiosity kills the cat

Gameplay

Partiamo da un dato di fatto: finalmente un CRPG multipiattaforma (PC, PS4, XBox One) fatto con i controcosi.
Giocare a Divinity è sostanzialmente molto piacevole.
Si, ci sono dei bug, per esempio ho trovato farraginose e migliorabili sia la gestione della telecamera che quella dei combattimenti, soprattutto nella fase di passaggio da un personaggio e l’altro, ma nulla che non si possa risolvere con poche ore di gioco. Anche se, per esempio, dopo aver dato, anche per errore, un comando al personaggio poi non è possibile in alcun modo annullarlo. E una volta usata una skill o un arma, o aver mosso il personaggio (tutte azioni che consumano AP, molto importanti nell’economia del combattimento), o aver passato la mano, indietro non si torna.
Però è anche possibile salvare durante i combattimenti, cosa rara e difficile oggidì.
Divinity è il classico CRPG isometrico, per di più con i combattimenti a turni che non a tutti piacciono: molto ma molto lontano dagli acclamati ed idolatrati (poco a ragione e molto a torto) Skyrim e The Witcher 3, e pure da un action come la saga di Mass Effect
Qui si viaggia indietro nel tempo, quando la maggior parte dei videogiocatori di oggi o non era neppure un’idea nel cervello dei loro genitori o era così giocane da non averne ricordo.
Erano i tempi della saga Wizardry (anni ottanta) o, per arrivare alla decade successiva, a quella dei primi due, e per me gli unici e veri, Fallout.
Non che non esistano altri CRPG isometrici a turno (tutti i Japan RPG che conosco io lo sono, oppure la serie di Shadowrun, piuttosto che Child of Light), ma Divinity appartiene a una categoria superiore: quella dei Fottuti Grandi Giochi Che Ti Tengono Incollato al Monitor.
Pertanto il gameplay è “buona vecchia scuola”, ma modernizzato (e, talvolta, complicato) per venir incontro sia ai gusti dei videogamer “old school” come me che agli sbarbatelli di oggi.
Particolarità: all’inizio si creano due personaggi (la loro classe, il loro sesso, il loro comportamento, la loro IA, il loro aspetto fisico… eccetera… sono a totale e libera scelta del videogamer tra quelle presenti), e questo è un aspetto molto ma molto particolare visto che si crea mezzo party (tutte le classi giocabili sono, direttamente o indirettamente, presenti nei personaggi arruolabili in gioco, che sono quattro). Il perché lo si scoprirà giocando e andando avanti nella trama.
Forse il punto dolente del gameplay è la curva d’apprendimento.
Il gioco, appena creati i personaggi, spiazza: non sai che fare (a parte arrivare a Cyseal e iniziare a…), non sai dove andare (si, ok, avanti), al primo bivio ti perdi, al primo combattimento ti scopri dannatamente arrugginito nelle meccaniche a turni, per un po’ giri in maniera randomica come un astemio alla sua prima ciucca dopo decenni.
Ne devi dar di strada e di combattimenti prima di capire per bene come muoverti, come fare, cosa fare, in che ordine farlo.
Poi, appena capisci, giochi in totale scioltezza.
E godi come nessuno ha mai goduto prima.
L’aspetto che meno mi è piaciuto è in fase di creazione del personaggio, ed è la scelta della classe.
Sembrano tante, ma in realtà molte sono la stessa classe (o un suo ibrido poco logico) ripetuta più volte.
Strega, mago, inquisitore e Incantatore sono simili (cambia il tipo di magia di base), mentre mago guerriero e chierico sono degli ibridi tra il guerriero e o il mago o l’incantatore;
Ranger (arco o balestra) e ladro (doppia arma) appartengono allo stesso ceppo, mentre i loro ibridi sono Lama d’Ombra (ladro/mago) e mastro errante (ranger/mago)
Guerriero (arma a una mano e scudo) e Cavaliere (arma a due mani), invece, sono i due aspetti della classe corpo a corpo.
Visto che si possono portare due abilità al massimo livello (5) e una un po’ più bassa (se non ricordo male 3 punti finendo il gioco al livello 20), la varietà iniziale serve veramente a poco, perché è giocando che noi formeremo al meglio i nostri due personaggi principali e i loro compagni di viaggio.
La rigiocabilità del titolo dei Larian è molto alta, perché è tecnicamente e narrativamente così godibile, con alcuni bivi minori in gioco, che una partitina, magari rollando classi diverse, dopo un po’ uno se la fa.

In fondo a tutto ho messo il link a una guida, quella di Gamepressure, che consiglio di leggere, perché, come direbbe un certo mago gatto, o gatto magico: “Non di sola forza e costituzione vive il guerriero, non di sola destrezza il ladro o il ranger, non di sola intelligenza il mago: ti serve velocità, baby. Miao”

dos cena braccus

Grafica e audio

Il comparto tecnico di Divinity è fatto molto bene, estremamente curato e pulito.
Personalmente non ho avuto difficoltà nel giocarlo anche con impostazioni molto ma molto alte nonostante la scheda grafica mid/low budget che ho a bordo di Peppiniello (Geforce GTX 750 Ti).
Epico il comparto musicale, con temi incredibilmente belli nonostante il basso budget a disposizione degli sviluppatori, visto che il gioco è stato finanziato interamente in crowdfunding via Kickstarter. raccolta che è stata un incredibile successo, dato che i Larian in un mese hanno raccolto più di 1 milione di dollari (fonte Wikipedia)

dos - stranieri in terra straniera

Storytelling

Particolarità: all’inizio si creano due personaggi (la loro classe, il loro sesso, il loro comportamento, la loro IA, il loro aspetto fisico… eccetera… sono a totale e libera scelta del videogamer tra quelle presenti), e questo è un aspetto molto ma molto particolare visto che si crea mezzo party (tutte le classi giocabili sono, direttamente o indirettamente, presenti nei personaggi arruolabili in gioco, che sono quattro). Il perché lo si scoprirà giocando e andando avanti nella trama.

Sul piano narrativo Divinity è un gioco molto buono, con una storia solida che si evolve andando avanti sia nelle missioni principali che in quelle secondarie (se collegate), con un buon numero di tomi da scoprire e leggere (anche se, un po’ troppo spesso, sono ripetuti. E, comunque, sono molto brevi. Qui siamo molto indietro, se si paragona il tutto, alle vagonate di pagine da leggere di Morrowind o di Dragon Age: Origins), puzzle da risolvere, dungeon in cui perdersi; compagni, tutti con una propria personalità, con cui interagire, per tacere dei dialoghi tra i due Cacciatori della Sorgente, ovvero i due personaggi creati dal giocatore.
Sotto questo aspetto, a parte l’originarietà della storia, non vi è nulla di più o di meno rispetto ai classici del passato, più o meno recente.
Anzi, lo sviluppo narrativo e quello dei due Cacciatori procede di pari passo, dando un senso di coesione e coerenza narrativa che poche volte ho visto negli ultimi lustri.
“Ma è la solita storia fantasy”… beh, intanto qual è la definizione di “solita storia fantasy”? Perché si, è vero, qui ci sono troll e orchetti, goblin e demoni. Ma mancano elfi, nani, mezz’uomini o altre razze più tipicamente fantasy.

dos - gattini
No, abbiamo un gatto che si tramuta in mago, o è forse un mago che si trasforma in gatto (la sottostoria di Arhu è bellissima), abbiamo i Cacciatori della Sorgente, abbiamo gli Illuminati, il Tramite, dei e divinità assortite, la Tessitrice del Tempo, un gatto di mare follemente innamorato della gatta del sindaco di Cyseal, Zixzax il diavoletto che fa il cronista del tempo per l’eternità, Victoria la troll bibliotecaria figlia adottiva di Cecil il sindaco, e tanti altri personaggi strani e stravaganti.
E anche tanto umorismo, di ogni tipo: dalla risata di pancia a quello cinico e cupo, dalla battuta veloce al calembeur.
Non c’è aspetto della storia che non sia stato studiato a puntino, e da questo punto di vista i Larian hanno fatto un lavoro immane.

dos ani

post scriptum: la traduzione italiana dei testi è stata effettuata da volontari, qui la loro pagina Facebook, con i pro (c’è) e i contro (typo) del caso.

dos- dei

Mondo

Il mondo è piccolo ma grande, dato che da ogni mappa principiale si hanno delle biforcazioni che portano dentro a dei dungeon, più o meno grandi, più o meno difficili.
Le mappe principali sono:
Cyseal (dungeon principale: Baia Nera)
La foresta di Luculla (dungeon principali: Miniere di Luculla, Prove dell’Immacolato)
Hiberheim
La foresta spettrale/Avamposto del cacciatore (dungeon principale: il Tempio della Sorgente)
La fine del tempo
Se il tutto vi sembra poco sappiate che la lunghezza complessiva del gioco è indicativamente di 100 ore, minuto più o minuto meno.
C’è talmente tanto da fare, tanto da scoprire (alla fine il vostro tasto ALT ne uscirà parecchio malconcio), che se fossero di più… beh, ci starei ancora giocando. O, forse, ne avrebbe risentito la storia.
Forse.

DOS Ingresso sala teletrasporti

Giudizio

Divinity entra prepotentemente, e pure a gamba tesa, nel novero dei grandi CRPG a visuale isometrica (o “a volo d’uccello”), caratterizzata da sempre meno titoli di un certo spessore. L’ultimo, in ordine temporale, è stato Dragon Age: Origins.
E se dovessi scavare ancora più indietro avrei dei problemi perché, a parte i due Star Wars – The Old Republic e NeverWinter Nights 2 ho tante, troppe difficoltà a trovare, tra i titoli che ho giocato, giochi che val la pena citare (lo ammetto, mi mancano Wasteland 2 e South Park: The Stick of Truth).
I miei complimenti ai Larian, finora noti per i loro bellissimi action, che hanno creato un CRPG fottutamente buono.

dos profezia

Pro Contro
Tecnicamente molto ben fatto Sistema di combattimento non immediatamente comprensibile
Storia diversa dal “solito” stilema fantasy, e molto ben narrata e coerente Sistema di controllo del party e della telecamera che avrebbe bisogno di essere rivisto
Molti (troppi?) enigmi, che fanno scervellare il videogamer Curva di apprendimento non immediata
Companion molto ben caratterizzati e con interessanti side quest Poche classi vere, perché gli ibridi sono sostanzialmente inutili
Rigiocabilità molto alta
Estremamente piacevole da giocare
eccetera, eccetera eccetera

 

Post Scriptum: è stato annunciato un seguito, che dovrebbe uscire a fine anno, e io sto già mettendo via i soldini per comprarlo… dopo aver pagato le assicurazioni, aver comprato il frigorifero nuovo, eccetera, eccetera.

Per chi volesse cimentarsi con questo bellissimo CRPG consiglio la lettura della guida (ma la soluzione lasciatela per i casi estremi) di Gamepressure.

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