Man of the Year 2016
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Man of the Year 2016

Quello di quest’anno è stato un premio difficile, tante, troppe erano le persone degne di riceverlo.
Da Leila Alaoui, che fu stata uccisa il 15 gennaio negli attentati che hanno sconvolto il piccolo Burkina Faso, dove si trovava per svolgere un servizio per Amnesty International sulle violenze perpetrate sulle donne nei paesi dell’Africa Occidentale; fino alle donne e agli uomini , volontari o meno, che hanno prestato soccorso e aiuto alle popolazioni terremotate del centro Italia.

Questo fino a certi fatti avvenuti sia nel profondo Nord, in quel Nord lacerato da razzismo e incomprensione, menzogne e bufale costruite ad arte da politici senza altra capacità se non quella di toccare nel prossimo i peggiori istinti umani; che nel resto d’Italia e del mondo, di cavalcare il loro lato più irrazionale.

Il premio, pertanto, non lo vince una persona reale o un’organizzazione; no, non per questa volta.

Questa volta vince una figura immaginaria: l’Uomo nero, il Babau.

Ma non di quello che si nasconde sotto il letto e fa paura ai bambini, ma in senso figurato come l’ignoto, ciò di cui gli esseri adulti hanno, consciamente o inconsapevolmente, logicamente o meno, paura.

Siano essi immigrati, Brexit, la vittoria di Trump alle presidenziali americane, Bello Figo, o quant’altro vi venga in mente.
Non esiste nulla di più stupido ed irrazionale, tra tutte le emozioni, della paura dell’ignoto e di ciò che non sappiamo e non conosciamo, del diverso, dell’altro.
E se qualche politico si fa forza della vostra irrazionalità egli non è degno di essere chiamato essere umano.

Vi lascio con qualche foto fatta da una “sporca negra” e una lettera scritte da una persona con un cuore immenso.
Una donna ed un uomo che, come tutti, hanno conosciuto la paura, ma hanno saputo domarla.
E, forse, anche la piccola Giulia non ha avuto paura della morte.
Mentre voi avete paura del vostro prossimo: siete uomini o bestie?

 


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