Il contratto di stoca
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Il contratto di stoca

Intanto vediamo questo famoso contratto tra i ROTFL signori Luigi Di Maio e Matteo Salvini:

Partiamo da un dato palese: Università e ricerca sono all’ultima voce del contratto, la scuola poco più su (22° posto su 30).
Ma questo è logico: un popolo bue ed ignorante può credere a qualsiasi minchiata, tipo che i vaccini fanno male.
Meno Burioni, più burini. Come il senatore legaiolo Arrigoni.


Si, lo ammetto, sono prevenuto, in pratica un eiaculatore precoce seriale, nei confronti del programma gialloverde.
Dopotutto non basta la posizione di un punto nel programma per definirne la validità, no?
Poi, dopo il sommario (o, meglio, somario), ecco la prefazione, dove leggiamo:
Le parti si impegnano ad attuare questo accordo in azioni di governo, nel rispetto della Costituzione Repubblicana

Peccato che, come si vedrà, questi della Carta se ne impippano bellamente, tanto da proporre, tra le varie cose, il… si, Lui, il mitico Vincolo di Mandato!

Oppure questa (tratta dal Codice etico dei membri del Governo)
Non possono entrare a far parte del governo soggetti che:
– abbiano riportato condanne penali, anche non definitive, per i reati
dolosi di cui all’articolo 7 del decreto legislativo 31 dicembre 2012, n.235 (legge “Severino”), nonché per i reati di riciclaggio, auto-riciclaggio e falso in bilancio;
– siano sotto processo per reati gravi (ad esempio: mafia, corruzione, concussione, etc.);
appartengano alla massoneria o si trovino in conflitto di interessi con la materia oggetto di delega.
Da quando appartenere al Grande Oriente d’Italia si pone in conflitto con l’essere membri di un esecutivo? La massoneria non è considerata, come leggiamo sulla Treccani, una associazione segreta e, pertanto, vietata dall’articolo 18 della Costituzione.La legge 17, del 25 gennaio 1982, non la colloca tra le associazioni segrete. Perché un conto sono le cd “logge segrete” e le “logge eversive” (P2),un altro le logge normali.
Inoltre vanno al governo con uno che è condannato per aggressione a pubblico ufficiale che era alleato di un condannato in via definitiva per frode fiscale, e hanno approvato la flat tax di un bancarottiere. Tutto ciò è molto logico e molto bello, no?
Si chiama Nemesi, si chiama Contrappasso.

Sui punti di cui ho competenza lo commenterò, su altri rimanderò ad altre fonti, migliori e più informate.

Sulla questione ambientale (punto 4: Ambiete, green economy e rifiuti zero) siamo alla summa della supercazzola brematurata:

Uomo e ambiente sono facce della stessa medaglia. Chi non rispetta l’ambiente non rispetta sé stesso. C’è bisogno di un maggior coinvolgimento e conoscenza dei temi ambientali capaci anche di costruire alleanze e di portare la questione ecologica al centro della politica. In Italia questo significa concentrare le risorse nella necessaria manutenzione del territorio e nella innovazione.
Partendo da questa convinzione, il nostro compito è quello di sostenere la “green-economy”, la ricerca, l’innovazione e la formazione per lo sviluppo del lavoro ecologico e per la rinascita della competitività del nostro sistema industriale, con l’obiettivo di “decarbonizzare” e “defossilizzare” produzione e finanza e promuovendo l’economia circolare.
Vanno ribaditi e rinnovati, anche in sede UE, i limiti indicati dal principio di sostenibilità:
• per una risorsa rinnovabile (suoli, acqua, foreste), la percentuale sostenibile di impiego non può essere maggiore di quella di rigenerazione;
• per una risorsa non rinnovabile la percentuale sostenibile di impiego non può essere maggiore di quella con la quale è possibile rimpiazzarla con una risorsa rinnovabile (ad esempio: investire parte dei profitti per l’adozione di tecnologie produttive con risorse rinnovabili).
Nelle strategie nazionali di sviluppo economico deve considerarsi prioritaria l’adozione di strumenti normativi efficaci atti a promuovere una sempre maggior diffusione di modelli di sviluppo sostenibili, della Green Economy e dell’economia circolare. A tal fine le Pubbliche Amministrazioni dovrebbero essere coinvolte a tutti i livelli nella promozione di questo cambiamento e diventare un riferimento per l’adozione di buone pratiche, migliori tecniche e standard. È necessario armonizzare i rapporti tra lo Stato e le Pubbliche Amministrazioni, rafforzando le autonomie ed i presidi territoriali più efficienti ed i modelli più avanzati e rispettosi dell’ambiente, valorizzandone le professionalità e le risorse migliori.
È necessario che ogni intervento del decisore politico si collochi in una strategia di economia circolare, intesa quale sistema ambientale ed economico in cui un bene è utilizzato, diventa rifiuto, e poi, a valle di un procedimento di recupero, cessa di essere tale per essere riutilizzato quale materia seconda per la produzione di un nuovo bene, in contrapposizione al modello di “economia lineare” in cui i beni divenuti rifiuti sono avviati semplicemente a smaltimento dopo il loro utilizzo.
Una corretta e virtuosa applicazione dell’economia circolare, in linea con la gerarchia europea nella gestione dei rifiuti, comporta una forte riduzione del rifiuto prodotto, una crescente percentuale di prodotto riciclato e contestualmente una drastica riduzione della quota di rifiuti smaltiti in discarica ed incenerimento, fino ad arrivare al graduale superamento di questi impianti, adottando metodi tecnologicamente avanzati ed alternativi. A tal proposito il sistema di economia circolare di riferimento è quello oggi adottato dal servizio pubblico della provincia
di Treviso, studiato in tutto il mondo. La riduzione della produzione del rifiuto e raccolte differenziate di qualità che portino al reale recupero di materia è realizzata anche attraverso la progettazione di beni e fiscalità premianti per chi produce beni riciclabili e riutilizzabili, il ricorso alla raccolta domiciliare con tariffazione puntuale per cittadini e imprese, azioni contro lo spreco alimentare, la realizzazione di centri di riparazione e riuso dei beni utilizzati. Occorre incrementare i fondi a disposizione delle Regioni per incentivare e semplificare l’avvio di iniziative imprenditoriali legate al recupero e al riciclo della materia.
Si intende privilegiare la gestione dei rifiuti a filiera corta, il recupero di materia con il compost per ridurre i fertilizzanti chimici e l’irrigazione (il compost è ricco d’acqua). Verranno inoltre valutate sperimentazioni sul ciclo vita di impianti a biometano valutando i costi, l’inquinamento e i prodotti reflui.
È necessaria una mappatura capillare di tutte le eventuali strutture a rischio amianto partendo dalle scuole, al fine di intervenire per la rimozione e lo smaltimento presso siti idonei dei materiali contenenti amianto.
È necessario altresì snellire i procedimenti di bonifica definendo accuratamente responsabilità e metodologie, salvaguardando i controlli per individuare i responsabili delle contaminazioni e la tutela delle matrici ambientali, garantendo la trasparenza dei dati e la partecipazione dei cittadini.
A livello nazionale, regionale e locale è quindi determinante avviare una serie di interventi diffusi in chiave preventiva di manutenzione ordinaria e straordinaria del suolo, anche come volano di spesa virtuosa e di creazione di lavoro, a partire dalle zone terremotate, oltre che ad azioni per responsabilizzare il cittadino sui rischi connessi alla tutela del territorio.
Per quanto concerne le aree terremotate ci impegniamo a chiudere la fase dell’emergenza e passare alla fase della ricostruzione con l’obiettivo di creare anche le condizioni per un rilancio economico delle zone colpite. Tra le necessità prepotentemente emerse negli ultimi mesi prioritaria è la semplificazione delle procedure, sia per le opere pubbliche che per la ricostruzione privata. Occorre poi la certezza nella disciplina generale contenuta nei decreti e nelle ordinanze. Per questo si coinvolgeranno i soggetti interessati nelle modifiche da apportare che
dovranno essere definitive. Sarà garantito un maggiore coinvolgimento dei comuni, mediante il conferimento di maggiori poteri ai Sindaci.
È inoltre indispensabile fermare il consumo di suolo (spreco di suolo) il quale va completamente eliminato attraverso un’adeguata politica di sostegno che promuova la rigenerazione urbana. A questo proposito vanno promosse azioni di sostegno alle iniziative per rilanciare il patrimonio edilizio esistente, favorendo la rigenerazione urbana e il retrofit (riqualificazione energetica) degli edifici. Gli immobili capaci di autoprodurre energia rappresentano la sfida del futuro. In questo senso deve essere orientata anche l’edilizia residenziale pubblica.
Per contrastare il rischio idrogeologico sono necessarie azioni di prevenzione che comportino interventi diffusi di manutenzione ordinaria e straordinaria del suolo su aree ad alto rischio, oltre ad una necessaria attuazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico.
In tema di contrasto al cambiamento climatico sono necessari interventi per accelerare la transizione alla produzione energetica rinnovabile e spingere sul risparmio e l’efficienza energetica in tutti i settori.
È quindi fondamentale potenziare le azioni attualmente considerate a livello nazionale per il contrasto al cambiamento climatico e per la transizione verso modelli sostenibili di economia e gestione delle risorse rinnovabili. È necessario avviare azioni mirate per aumentare l’efficienza energetica in tutti i settori e tornare ad incrementare la produzione da fonti rinnovabili, prevedendo una pianificazione nazionale che rafforzi le misure per il risparmio e l’efficienza energetica e che riduca i consumi attuali.
A tal riguardo, azioni prioritarie contro cambiamenti climatici ed inquinamento andranno avviate con piani specifici per le aree più colpite del nostro Paese. Pensiamo, ad esempio, al bacino della Pianura Padana dove va migliorato e implementato il piano di bacino e a tutte le aree metropolitane.
Particolare attenzione anche in sede UE verrà prestata ad innescare e favorire processi di sviluppo economico sostenibili, basati soprattutto su innovazione, start up e impresa giovanile, anche nelle aree montane, che pur rappresentando una quota territoriale significativa del Paese ed essendo ricche di risorse naturali e culturali, sono gravate da ritardo di sviluppo, spopolamento e invecchiamento della popolazione con conseguente degrado ambientale e fenomeni di dissesto.
Con riferimento all’ILVA, ci impegniamo, dopo più di trent’anni, a concretizzare i criteri di salvaguardia ambientale, secondo i migliori standard mondiali a tutela della salute dei cittadini del comprensorio di Taranto, proteggendo i livelli occupazionali e promuovendo lo sviluppo industriale del Sud, attraverso un programma di riconversione economica basato sulla progressiva chiusura delle fonti inquinanti, per le quali è necessario provvedere alla bonifica, sullo sviluppo della Green Economy e delle energie rinnovabili e sull’economia circolare.
Anche al fine di prevenire misure sanzionatorie da parte dell’Unione Europea prevediamo misure volte all’adeguamento degli standard di contrasto all’inquinamento atmosferico secondo le norme in vigore.

 
Sapete cosa mancano (e questo vale per tutti i punti del programma, compresi quelli più populisti)?
1) come intervenire per realizzarlo (che, ça va sans dire, è quello che differenzia ogni programma politico: se sul da farsi siamo d’accordo, possiamo essere in disaccordo sul come farlo)
2) da dove peschiamo le risorse economiche alla sua realizzazione (ogni legge deve avere copertura finanziaria, giusto per).
In pratica hanno redatto un diligente compitino, anche molto lungo, di obiettivi da raggiungere (ovviamente ignorando l’esistenza di quelli di “Europa 2020”, altrimenti metà dei punti li avrebbero messi al macero assieme alla carta con cui sono state scritte le brutte copie del programma… ovviamente differenziandole correttamente nella carta) ma mancano i due grandi classici:
1) come
2) dove pesco i soldi.
Il punto 7, quello sulla Cultura, è teoricamente bellissimo, peccato manchino sempre:
1) come lo faccio
2) dove pesco le risorse per farlo.

Mentre il punto 9, Difesa (non pizza e fichi) si ritorna all’essenza stessa della supercazzola brematurata (i “Carabinieri per la Difesa” sono una cosa spettacolare).
Sarà interessante vedere come pensano (mica te lo dicono, as usual) di veicolare il know how bellico in ambiti non bellici.
Per esempio mi piacerebbe veder realizzata la trasformazione dello Aermacchi MB-339 in aereo per usi civili, giusto per farmi due crasse risate.

E, perché no, la Bergamini non sarebbe una spettacolare nave da diporto? O, anche, come peschereccio oceanico. Why not?

Il punto 10, Esteri, è la summa dell’ignoranza e del non capirne sostanzialmente un cazzo.
capisco il voler levare le sanzioni economiche alla Russia, capisco il voler rimanere nell’Alleanza Atlantica e avere gli States come alleato preferenziale, ma continuando nella lettura si scoprono alcune perle:
Non costituendo la Russia una minaccia militare, ma un potenziale partner per la Nato e per l’UE
Ma sono fuori di melone o cosa?
A parte che esiste, da un punto di vista militare, una potenza ancora più pericolosa della Russia (si, la Cina), ma per fortuna è legata a doppia mandata all’Occidente da un punto di vista economico. Ma nel momento in cui si sgancerà dal suo cordone ombelicale con noi saranno tutti cavoli amari. E prima o poi accadrà.

Sul punto 11, Fisco: flat tax e semplificazione, consiglio di leggere:
1) Anche la “quasi” flat tax costa 50 miliardi su Lavoce.info
2) Flat tax Lega-M5S premia i redditi 40-60mila euro Nodo-costi da 50 miliardi sul Sole24Ore
3) Con la flat tax metà dei risparmi sull’Irpef vanno alla fascia più ricca su La Stampa



O, per esemplificare molto, vi è la via dei social:

Dopo aver saltato alcuni punti (giustizia et altro)

…però, ecco, nella giustizia c’è un punto che è veramente da ribaltarsi dale risate:
Cyber security e contrasto al bullismo
È indispensabile incentivare lo sviluppo del settore della sicurezza anche per quanto concerne la cyber security
Chi mi spiega il collegamento illogico tra cyber security e cyber bullismo? O forse il prefisso cyber? Holy LOL
eccoci ai trasporti, punto 27 o, come lo chiamano loro, Trasporti Infrastrutture e Telecomunicazioni (poi mi devono spiegare che ci azzeccano le TLC con strade, ferrovie, porti ed aeroporti).

Inizia con la solita supercazzola ambientalista buona per tutte le stagioni e già presente nella parte riguardante l’ambiente (ma non saranno i primi e neanche gli ultimi ad usare l’antica arte del copia e incolla, di cui Giggino è maestro 10° dan:
In tema di mobilità sostenibile è necessario avviare un percorso finalizzato alla progressiva riduzione dell’utilizzo di autoveicoli con motori alimentati a diesel e benzina, al fine di ridurre il numero di veicoli inquinanti e contribuire concretamente al conseguimento e miglioramento degli obiettivi contenuti nell’accordo di Parigi.
Per chi desidera osare un “ma anche tu”, faccia pure, ma io non scriverei una frase che dice tutto e nulla contemporaneamente.
Carina questa:
Risulta necessario introdurre o sperimentare anche altre azioni di accompagnamento, quali ad esempio meccanismi premiali per l’incentivazione dei mezzi a bassissime emissioni, applicando la regola comunitaria del “chi inquina paga”.
Farla è abbastanza facile, farla molto bene lo è molto meno perché ci si dovrebbe basare sul riporre piena fiducia nelle officine autorizzate per la revisione, e dato che qui da me circolano veicoli che vorrei sapere come hanno fatto a passare la revisione, ho molti dubbi sul fatto che venga messa a punto in ottica “fatto molto bene”.
Interessante la frase seguente:
È prioritario utilizzare strumenti finanziari per favorire l’acquisto di un nuovo veicolo ibrido ed elettrico a fronte della rottamazione – vendita di un mezzo con motore endotermico o per interventi di retrofit per veicoli a combustione interna.
Chi glielo spiega a Matteo Di Maio (o Luigi Salvini) che gli interventi di retrofit sull’endotermico sono già previsti dal 2015?
Questo è interessante, nel suo essere LOLlico:
Il Piano Nazionale Infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica deve divenire uno strumento dinamico in grado di intercettare e risolvere in tempi rapidi le problematiche relative ad eventuali carenze infrastrutturali, sia a livello nazionale che locale, per contribuire attivamente allo sviluppo della mobilità elettrica.
Piccolo problema (a parte che non affrontano da nessuna parte quello delle batterie, che sono tutto fuorché amiche dell’ambiente), che è quello della durata delle batterie.
Mentre altrove si sperimentano corsie ad hoc per le auto elettriche, per farle ricaricare “in viaggio” (Inghilterra; ma anche Italia, anche se più indietro; tramite la cd “ricarica wireless”. A livello industriale tra le aziende automobilistiche più all’avanguardia nel settore vi è la Renault. Inutile dire qual è la più arretrata).
Ma andiamo avanti e abbandoniamo il trasporto su gomma (quasi nulla sul trasporto pubblico, complimentoni, ma magari lo trovo andando oltre) per passare a quello portuale:
I principali porti italiani debbono avere lo status di porti gateway (aree di sdoganamento merci) e non porti transhipment (di solo passaggio tra una nave e l’altra). Uno status fortemente pregiudicato dalla recente legislazione sul riordino portuale.
Senza un’adeguata rete di trasporto ad alta capacità non potremmo mai vedere riconosciuto il nostro naturale ruolo di leader della logistica in Europa e nel Mediterraneo.
È necessario inoltre favorire lo switch intermodale da gomma a ferro nel trasporto merci investendo nel collegamento ferroviario dei porti italiani.

In poche righe abbiamo:
1) una nuova politica dei porti che Amsterdam ed Amburgo levatevi;
2) il terzo valico ferroviario qui in Liguria, con il benestare immagino dei grillini del posto, soprattutto di Acciuga Salvatore.
Interessanti le poche righe dedicate al trasporto pubblico, peccato parlino solo di rotaia e non di gomma? A quando la richiesta dello sblocco dei finanziamenti UE per l’ammodernamento delle flotte viaggianti, soprattutto in un’ottica di batto o nullo impatto ambientale?
Poi la “bomba”:
Con riguardo alla Linea ad Alta Velocità Torino-Lione, ci impegniamo a ridiscuterne integralmente il progetto nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia
Immagino la felicità degli amici notav valsusini nel leggere questo.
Un consiglio spassionato ai 5stelle: non metteteci più piede.
L’ultimo paragrafetto è dedicato alle TLC, ma… squillino i tamburi e rullino le trombe:
Per quanto riguarda la gestione del servizio radio televisivo pubblico intendiamo adottare linee guida di gestione improntate alla maggiore trasparenza, all’eliminazione della lottizzazione politica e alla promozione della meritocrazia nonché alla valorizzazione delle risorse professionali di cui l’azienda già dispone
Avevo letto una cosa simile pure in un vecchio programma del PD… sappiamo tutti com’è andata a finire, no?
Domanda a latere: a quando la targa per i velocipedi? Magari accompagnata da patente a punti?
Facciamo un salto indietro, al punto 21, Salute:
Pur con l’obiettivo di tutelare la salute individuale e collettiva, garantendo le necessarie coperture vaccinali, va affrontata la tematica del giusto equilibrio tra il diritto all’istruzione e il diritto alla salute, tutelando i bambini in età prescolare e scolare che potrebbero essere a rischio di esclusione sociale.
Sarà che sono prevenuto, ma mi puzza lontano un miglio di concessione a quegli idioti dei no-vax.
Perché questo preambolo?
Perché si collega al punto 28, Turismo.
Che è fatto bene, in linea teorica (as usual mancano come e con che soldi), però è noto che il turista evita come la peste posti dove vi è possibilità di contrarre malattie infettive. E se l’hanno vinta i no-vax i flussi turistici, che come giustamente scrivono Il Turismo vale attualmente il 12% del PIL e il 14% dell’occupazione. Può
valere molto di più e diventare uno dei settori cardine per l’attivazione del volano della nostra economia.
, eviteranno l’Italia per concentrarsi verso altre mete.
Per concludere ecco il punto 20: Riforme istituzionali, autonomia e demorazia diretta
Già leggere “riforme istituzionali” mi fa venire l’orchite, che mi fa venire in mente la Boschi, Renzi e il referendum del 4 dicembre (e sto ancora godendo).
Giusto per calcare la mano: sono prevenuto.
Soprattutto il 5 dicembre .
Però partono bene:
Nell’ambito della fondamentale riforma delle istituzioni si rivela necessario un approccio pragmatico e fattibile, con riferimento ad alcuni interventi limitati, puntuali, omogenei, attraverso la presentazione di iniziative legislative costituzionali distinte ed autonome.
Pochi ed omogenei, non tanti ed ab minchiam come la BRB (Boschi-Renzi-Boschi).

Piuttosto, ci si ricorda che il M5S voleva dimezzare il numero dei parlamentari?
Di quella promessa rimane:
Occorre partire dalla drastica riduzione del numero dei parlamentari: 400 deputati e 200 senatori
Che non è affatto la metà, è di più. O di meno, dipende dal punto di vista.
Ma non importa, è meglio della riforma Renzi che voleva solo rendere il Senato un ambito luogo dove godere dell’immunità parlamentare per sindaci e consiglieri regionali.
Dopotutto lo ammettono anche loro:
il numero complessivo dei senatori e dei deputati risulterà quasi dimezzato
Poi ecco la “fedeltà ai dettami Costituzionali” del preambolo:
Occorre introdurre forme di vincolo di mandato per i parlamentari, per contrastare il sempre crescente fenomeno del trasformismo
Eppure sarebbe semplice legare, come chiede la Consulta, il parlamentare eletto al popolo sovrano ed agli elettori: basterebbe una legge elettorale che prevede che il candidato sia residente nel collegio da almeno N anni affinché sia espressione del territorio e non di un partito, che sia candidabile in un solo ed unico collegi senza paracadute altrove, che il popolo sovrano abbia la possibilità di usare l’istituto del recall per far “dimettere” l’eletto nel caso questi usi il suo potere non per l’interesse degli elettori ma di lobby o suoi propri personali.
Poi la perla:
Del resto, altri ordinamenti, anche europei, contengono previsioni volte a impedire le defezioni e a far sì che i gruppi parlamentari siano sempre espressione di forze politiche presentatesi dinanzi agli elettori, come si può ricavare dall’articolo 160 della Costituzione portoghese o dalla disciplina dei gruppi parlamentari in Spagna.
Cosa dice la costituzione portoghese? Semplice: che se “cambi casacca” vieni dimesso. Cosa ben diversa dal mandato imperativo (dove non puoi disobbedire alla linea politica del tuo partito, tipico dei regimi autoritari).
Per quanto riguarda la democrazia diretta mi deludono parecchio.
Molto bene il quorum zero al fine di contrastare il fenomeno dell’astensionismo referendario, bene l’introduzione del referendum propositivo e dell’obbligatorietà del parlamento a discutere delle leggi di iniziativa parlamentare. Male, molto male, che non vengano previste altre forme di referendum come il consultivo, che reputo abbastanza inutile, e il confirmativo, che se usato bene è molto interessante anche se può avere una deriva plebiscitaria (chiedere conferma al popolo di quello che si sta facendo).
Altri punti potenzialmente interessanti:
1) l’affermazione del principio della prevalenza della nostra Costituzione sul diritto comunitario, in analogia al modello tedesco, fermo restando il rispetto dell’articolo 11 della Costituzione. che voglio vedere come lo implementano
2) l’impegno sarà quello di porre come questione prioritaria nell’agenda di Governo l’attribuzione, per tutte le Regioni che motivatamente lo richiedano, di maggiore autonomia in attuazione dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione, (e visto che tra le regioni richiedenti vi è l’Emilia Romagna, voglio vedere il PD dire di no). Punto che diventa più interessante qualche riga dopo:
Alla maggiore autonomia dovrà infatti accompagnarsi una maggiore responsabilità sul territorio, in termini di equo soddisfacimento dei servizi a garanzia dei propri cittadini e in termini di efficienza ed efficacia dell’azione svolta
E come lo determini? lo “chiedi alla rete”? Fai un sondaggio su Russeau? Principio teoricamente giusto ed equo, ma attuarlo auguri…
Mentre due righe dopo, stesso punto, arriva una classica supercazzola:
la logica della geometria variabile
Non so da quanti eoni non sentivo più parlare di geometrie variabili, forse c’erano ancora Craxi e Zaccagnini.
Se questo è il nuovo che avanza datemi il vecchio, o lo stravecchio.
3) il trasferimento di poteri agli enti locali (Comuni e Regioni) secondo il principio di susidiarietà presente nella Costituzione
Poi arrivano le “renzate”, o “boscate”:
1) abolizione del CNEL;
2) un governo più flessibile per poter far fronte meglio e più velocemente ai versi cicli economici (“i ristoranti sono pieni” che ciclo economico è?)
3) il “tagliando alle leggi”
4) È opportuno introdurre il principio della cittadinanza digitale dalla nascita, prevedendo l’accesso gratuito alla rete internet per ogni cittadino. Vecchio pallino M5S, che trovo una hahata colossale.
La più grande delusione per un grillino vecchio stampo? Che non ci sia nulla, se non vaghi cenni qua e la ma che poco o punto ci azzeccano, sulla trasparenza amministrativa e legislativa.
Pessimo, veramente pessimo.
Per altre questioni faccio una veloce carrellata social e, al limite, qualche link:


Radio popolare: Un programma autoritario e razzista



Un parere interessante:

E, infine, c’è chi la butta sul ridere

Diciamo che è meglio di questa cosa qui, anche se ci vuole poco:

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