Quale Batman?
, updated:

Quale Batman?

Christopher Nolan o Tim Burton?
Bella domanda, vero?
Perché fare un film sull’uomo pipistrello pare facile, ma farne uno memorabile assolutamente no. Tra i due ci ha provato pure Joel Schumacher, e sappiamo tutti com’è andata a finire: talmente bene che DC Comics congelò il permesso di fare nuove pellicole basate sul suo franchise.

Partiamo dal più vecchio. Il Batman di Tim Burton è molto legato alla saga primigenia creata da Bob Kane e Bill Finger.
Visivamente è molto fumettoso, anche se un po’ troppo claustrofobico (si nota che è girato in studio), ma ha degli interpreti eccezionali.
Jack Nicholson nei panni del Joker è stata un’idea geniale, e lo stesso vale per Danny DeVito in quelli del Pinguino, o Christopher Walken in quelli di Max Shreck. Il tutto condito dalla splendida interpretazione di Michelle Pfeiffer, altra icona sexy pre nuovo millennio, nella difficile parte di Catwoman, uno dei personaggi migliori e più complessi dell’universo di Gotham City. Peccato che la complessa relazione binaria Seline/Bruce – Catwoman/Batman venga riassunta un po’ troppo crudamente da Burton.
Visivamente demodè, con auto lunghe chilometri e zeppe di gadget alla 007, strade piene di miasmi, televisori e monitor CRT, macchine fotografiche analogiche e, dulcis in fundo, macchine da scrivere.
Normale per due film fatti in un’epoca, quella tra la fine degli ottanta e l’inizio dei novanta, in cui LCD-LED-Plasma-CCD-tablet erano realtà non ancora immaginabili.
Forse l’unico punto debole della saga di Burton è il protagonista. Per quanto bravo, Michael Keaton è privo del phisique du rôle per interpretare il pipistrello. Ma non solo è inadatto da un punto di vista fisico, ma anche psicologico (la prima entrata in scena dell’uomo pipistrello è, se confrontata a quella di Joker, decisamente ridicola e poco “batmaniana”).
Molto legata al periodo cinematografico la presenza di un’icona sexy come Kim Basinger, nei panni della fotoreporter Vicki Vale, nel primo dei due film burtoniani.

Prima di passare all’analisi della trilogia di Nolan vorrei far notare che in nessuno dei film dei due registi compare Robin, se non come “fugace” presenza nel terzo di Nolan. Per quanto riguarda Burton il motivo è semplice: il personaggio era previsto nella prima stesura della sceneggiatura, ma per vari motivi (tra cui un innalzamento imprevisto del budget, che passò da 20 a 48 milioni di dollari. La nuova riscrittura fu effettuata da Warren Skaaren, che non fu accreditato, dopo che Sam Hamm fu costretto a lasciare il set in seguito allo sciopero degli sceneggiatori del 1988) fu cancellato.
Peccato perché Robin è uno dei partner più discussi nell’universo dei supereroi, in quanto topos omosessuale in una serie che, stante a quanto scrisse nel 1954 Frederic Wertham nel saggio “Seduction of the Innocent: “Le storie di Batman sono psicologicamente omosessuali”; “La tipologia delle avventure di Batman può indurre i bambini a sviluppare fantasie omosessuali, molte delle quali a livello inconscio.” e “Solo chi è completamente all’oscuro dei fondamenti della psichiatria moderna e della psicopatologia sessuale può ignorare la subdola atmosfera omoerotica che pervade le avventure di un uomo adulto come Batman e del suo giovane amichetto “Robin”. Wertham fu solo il primo di una pletora di psicologi che scrissero dell’omosessualità presente nelle strisce dell’uomo pipistrello. Ma, naturalmente, c’è anche chi dice l’esatto contrario, soprattutto tra i disegnatori e gli sceneggiatori delle strip del nostro Eroe.

Se i film di Burton sono una visione fumettistica attraverso il media cinematografico, quelli di Nolan sono puro cinema. Nulla è concesso al passato, nulla al fumetto: è un Batman moderno, quello interpretato da Bale (lui si che ha il fisico da uomo pipistrello), e l’eroe delle pellicole è facilmente riconoscibile anche per il fatto che i personaggi che ruotano intorno o contro di lui, con la notevole eccezione di un Alfred splendidamente interpretato da un grandissimo Michael Caine, hanno un ruolo marginale. Il cattivo non è tale perché lo disegnano così bensì perché egli vive per la maggior gloria dell’Eroe. Anche se nel terzo ed ultimo film della trilogia assistiamo ad un rovesciamento delle convinzioni di Nolan. Finalmente dei cattivi realmente cattivi, perfettamente calati nei loro panni, e, a chiudere in bellezza, una Catwoman molto particolare. Diversa da quella di Burton, meno ondivaga e complessa, forse meno donna gatto rispetto a quella magistralmente interpretata dalla Pfeiffer.
A mio avviso uno dei difetti della trilogia di Nolan è presentare cattivi tagliati con l’accetta: precisi, esatti, senza sbavature ma, anche, grossolani.. Assolutamente non batmaniani. In alcuni casi può andar bene, ma in altri (Catwoman in primis) assolutamente no.
Che sia Joker o Ra’s al Ghul o Bane non importa, non per nulla Nolan non sceglie grandi attori per quei ruoli, bensì onesti comprimari e mestieranti. Bravi, non lo nego, ma volete mettere Jack Nicholson?
Film che riflettono la nostra era, anche a livello visivo. Se la Gotham di Burton era fredda ed impersonale (Pinewood Studios); quella di Nolan è piena di vita, di luci, di colori. Unico neo: si vede lontano 777 miglia che è New York.

In ogni caso, sia Burton che Nolan si prendono ampie licenze rispetto al fumetto ma c’è anche da dire che Batman ha avuto così tante vite sulla carta (anche grazie all’apporto di Frank Miller e David Mazzucchelli) che dire qual è il vero uomo pipistrello fumettistico è impresa ai confini dell’impossibile.

Lo stesso vale per questa simpatica tenzone: Burton o Nolan? Cinefumetto o cinema per il cinema?
Personalmente mi sono piaciute ambo le serie, e per motivi diversi, facilmente intuibili in questa mia digressione.
Uno non è migliore dell’altro, ed ambedue sono degli di esser chiamati Batman.
Il preferito è, in fondo, quello che ad ognuno di noi piace di più: ammesso e non concesso che ci possa esser un vincitore tra due modi opposti di concepire l’uomo pipistrello.
E voi che Batman preferite?

Vedo una magnifica città e uno splendido popolo sollevarsi da questo abisso. Vedo le vite per le quali sacrifico la mia, pacifiche, utili, prospere e felici. Vedo che nell’intimo del loro cuore essi hanno per me un santuario, e l’hanno i loro discendenti, generazione dopo generazione. Quel che faccio è certo il meglio, di gran lunga, di quanto abbia mai fatto e quel che mi attende è di gran lunga il riposo più dolce che abbia mai conosciuto.

↑ Up