Requiem per la democrazia
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Requiem per la democrazia

John Fitgerald Kemnnedy ebbe a dire:

L’ignoranza di un elettore pregiudica la sicurezza di tutti

Purtroppo, come già scrissi, in Italia il percorso di sviluppo democratico del paese si sta rivelando un fallimento.
Perché, a fronte di poche persone disposte a rinunciare a parte del proprio tempo libero per informarsi correttamente e a non credere pedissequamente a quanto ci viene detto, la stragrande maggioranza degli italiani vota per egoismo (vedasi “Hanno vinto loro”) e non per il bene collettivo. Oppure perché indottrinati, per un verso o per l’altro, dalla propaganda (sia essa di regime o meno).
In tutti i casi questi sono elettori che minano il principio cardine della democrazia: il bene comune.
E, mi dispiace, non esiste un bene comune renziano contrapposto a quello berlusconiano o a quello grilliano o a quello vendoliano.
Il bene comune è uno solo: tutti devono poter accedere, in maniera paritaria, a beni e servizi, a seconda della loro disponibilità.
Può cambiare il percorso per giungere all’obbiettivo, ma lo scopo finale dev’essere uguale per tutti.
Invece, attualmente, c’è una forte disparità, una netta sperequazione tra il 2% della popolazione estremamente benestante e il 98% che galleggia tra un finto benessere e la povertà più nera.
Ma è di altro argomento che desidero discettare: la via alternativa alla democrazia.
Una possibilità per salvarla, comunque, c’è: dare in mano il diritto/dovere di voto a quelle persone non candidate e, soprattutto, non iscritte a o palesemente simpatizzanti per alcun partito (queste due categorie non potrebbero votare) che dimostrano una forte coscienza civica e un’innata conoscenza di quello che dev’essere il bene comune, indipendentemente dalla via per raggiungerlo.
Una specie di aristocrazia elettiva.
Aristocrazia intesa semanticamente, dove άριστος significa migliore: i più capaci, i più preparati.
L’aristocrazia vera e propria è la mia vera forma di governo alternativa alla democrazia.
Già propugnata da insigni pensatori come Aristotele e Platone, il governo dei migliori (oppure, in alternativa, la cd “dittatura illuminata”: per esemplificazione la Roma di Marco Aurelio o la Firenze medicea o la Prussia di Federico il Grande), da contrapporre al governo oligarchico degli intoccabili, dei ricchi e di quelli al di sopra (o al di fuori) della legge propugnato da Renzi e Berlusconi.
Il problema dell’aristocrazia è: chi decide chi sono i più capaci, i più preparati: in una parola i più meritevoli?
Per molti, troppi italiani (che ignorano e sono imbevuti di propaganda) Renzi e Berlusconi devono far parte di quella stretta cerchia.
Per altri, imbevuti di propaganda diversamente abile, ne devono far parte Grillo piuttosto che Vendola o Salvini piuttosto che Meloni.
E se resettassimo tutto, partiti compresi, ed iniziassimo a partire dagli italiani?
Non sarebbe, alla fin fine, l’inizio di un giusto cammino?
Magari, questa volta, sinceramente democratico, dove si pensa al bene del popolo italiano e non a parare il culo ai Berlusconi piuttosto che ai Lusi, ai Fiorito e ai troppi indagati nei vari consigli regionali?
Perché, allora si che suonerebbe il definitivo requiem per la democrazia.

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