Io sono ancora Charlie
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Io sono ancora Charlie

A la guerre comme a la guerre, vite, vite, combattants contre Charlie Hebdo: aux armes, citronniers

La vignetta di Charlie Hebdo ha scandalizzato l’occident… no, l’occidente no… i paesi membri della NAT… no, neppure loro. L’Unione europ… no, cazzo, non ha indignato nessuno al di fuori dei sacri confini italici, quelli del “solo noi possiamo prenderci per il culo” con l’umorismo crasso di Crozza, con la lingua felpata di Gramellini, con il vignettismo di regime di Sergio Staino, con la leccaculaggine di un Fazziofabbio. No, perché noi la satira, che sia ben fatta o mal fatta o mediocre, non siamo capaci di comprenderla. E neppure se c’è un cartello “Satira in arrivo” grosso così. E, soprattutto, non vogliamo che all’estero ci prendano per il culo, perché loro saranno mangiarane sciovinisti, ma noi capire cosa rappresenta quella “lasagna” no, mica ce la facciamo.

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La risposta più bella, ed anche più cattiva, “stupida” e stronza, all’esercito di “indignados da tastiera” l’ha data il disegnatore di quella vignetta, anche se ha fatto una immane generalizzazione: le vostre case (quelle che sono crollate) le ha costruite la mafia, non Charlie Hebdo.
Ora, al netto delle case storiche, sono venuti giù edifici con certificazione antisismica, e anche edifici ristrutturati e/o rinforzati in maniera antisismica.
Ma il problema è la vignetta di Charlie Hebdo, non la sabbia al posto del cemento.
E’ una vignetta, non chi minaccia un sindaco perché abbatte edifici abusivi, che fa fremere di sdegno il cuore di molti italiani.
Una battuta satirica, non la corruzione dilagante, il lavoro che manca, i disonesti e gli evasori fiscali.
Mai viste reazioni così forti, come quelle lette tra ieri ed oggi, per un politico che ruba o un imprenditore che evade il fisco.
Però le ho viste per una vignetta satirica.
Forse bella, forse brutta, ma non è quello il punto: è solo una dannata vignetta satirica.
Le vignette non uccidono, chi usa la sabbia al posto del cemento si.
Ma è altamente probabile che i cuori da tastiera impavidi che ce l’hanno ora con Charlie Hebdo applaudiranno i costruttori, i tecnici ed i politici che verranno condannati per il terremoto del 24, e fischieranno i giudici che hanno avuto l’ardire di condannarli.

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Chi ha scandalizzato? Semplicemente quella larga fetta di italiani abituati più a far finta di guardare il problema che ad andare oltre lo sacro (tutto è sacro qui in Italia, tutto) sdegno da tastiera. Chi chiede, addirittura, la galera, o leggi apposite contro quei dannati disegnatori satirici di Charlie Hebdo.
(aggiornamento: oppure chi vorrebbe mettere ai vignettisti di Charlie Hebdo una matita in culo, come Lord Half Ano)
Questo sdegno di massa, queste richieste di censura, queste condanne morali (da che pulpiti, poi, tutti innocenti con la matita degli altri) mi ricordano molto da vicino la cacciata di Giorgio Forattini da Repubblica per una vignetta, tanto cattiva quanto intelligente, su D’Alema, che poi chiese un risarcimento miliardario. O la condanna per una vignetta su Craxi.

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Il tutto tacendo de Il Male, Cuore, Satyricon, Vernacoliere.
Ma ci sarebbe stata questa indignazione se la vignetta l’avesse pubblicata una rivista italiana?
Secondo me no.

Perché i francesi di Charlie Hebdo non solo ci hanno criticato per come sono state ricostruite certe case, ma perché hanno usato come termine di paragone il cibo, soprattutto un piatto tipico italiano (le lasagne, che sarebbero la rappresentazione delle case crollate).

Quando cresciamo, quando usciamo fuori dagli stereotipi con cui ci vedono all’estero?

Non fermatevi all’apparente, mai, andate sempre oltre:






e non dimentichiamoci delle bufale:

Giusto per farvi capire il modo di pensare di Charlie Hebdo, questa è la copertina che fecero dopo gli attentati di Novembre (Bataclan, Stade de France, eccetera):

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la frase, tradotta, significa: “Loro hanno le armi. Noi li smerdiamo. Abbiamo lo champagne!
Noi italiani, al limite, un prosecchino.
Prosit.

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