La fine dell’Europa
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La fine dell’Europa

L’accordo sulla Grecia sancisce,volenti o nolenti, la fine di un’Europa di pari per decretare la nascita, già avvenuta nei fatti, di un impero economico e finanziario comandato dalla Germania, con al fianco paesi nordici come Finlandia, Paesi Bassi, Belgio, Danimarca ed altri sommi sciocchi come Irlanda (la cui economia è fragilissima e potrebbe presto trovarsi nelle stesse condizioni della Grecia), Portogallo (vedasi alla voce Irlanda), repubbliche Baltiche ed alcuni paesi dell’Est, tra cui spicca la Polonia di Tusk. Queste ultime sono membri dell’Unione Europea, non dell’Eurozona, non hanno l’obbligo di rapporto deficit/PIL al 3%, o altri cappi economici e finanziari che stanno letteralmente strozzando gran parte delle economie dell’area Euro.
E quando mi si dice “ma la Germania ha fatto le riforme strutturali”, vorrei farvi notare cosa si tratta: del famigerato piano Hartz, fortemente voluto da Schröder, dal 2005 arrivato alla sua quarta formulazione (Hartz IV).
Perché l’unica, vera riforma strutturale tedesca è il dominio pressoché assoluto dell’Eurozona, impedendo agli altri partner monetari di poter crescere e prosperare e arrivando, così, al pareggio di bilancio.
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Non dico che i paesi del su Europa; vero Bettino e Silvio, ma anche Achille e Romano, non abbiano commesso micro e macroscopici errori (come se la Germania non ne avesse mai compiuti…. vogliamo parlare della parità di cambio dei due “Marco”, RDT e RFT, concesso a Kohl durante la riunificazione tedesca, e del conseguente deficit di bilancio, non solo mai pagati in termini strutturali, ma che permise ai tedeschi di “vivere a lungo” della magnanimità degli altri partner europei?).
Per tacere di…. ve lo lascio raccontare dai tedeschi:

La Germania, e i suoi partner nordici, per tacer dei suoi cani da riporto del sud Europa, hanno una buona memoria per le marachelle dei bambini viziati del sud; ma hanno una pessima memoria per quanto riguarda il loro passato, più o meno recente.
Le sento già le voci “sei il solito pessimista”, “sei un gufo”, eccetera.
Forse sono un pessimista, forse sono un gufo, spesso difficilmente sbaglio previsioni, ma almeno mi sento in ottima compagnia con:
un premio Nobel per l’economia;
Wolfgang Münchau, uno dei maggiori columnist su Euro ed Europa;
Alessandro Gilioli che sul suo Piovono Rane, scrive sempre ottime e molto sagge cose;
Suzanne Moore, dal Guardian;
o dei seri giornalisti tedeschi (leggete anche questo), molto più onesti dei leccaculo nostrani con la sola, splendida, eccezione del Sole24Ore;
(potrei mettere molti altri link ma, in tutta onestà, non ne ho voglia).
Anche Alexis Tsipras ha commesso un errore macroscopico: non avere un piano b e confidare tutto sull’esito referendario e sulla proposta di compromesso elaborata successivamente. Peccato che a chi venera come unico dio il denaro e a la sua figlia finanza, delle consultazioni popolari interessa poco o punto. Il bluff di Tsipras potrebbe avere anche effetti positivi sulla Grecia, se gli oltre 80 miliardi di prestito verranno impiegati per, oltre che risanare il bilancio ellenico, anche per mettere in atto quelle riforme che veramente servono al paese: da una forte diminuzione delle spese militari, se non un suo azzeramento per almeno un lustro, se non due; a un rilancio dell’economia privata; a un graduale azzeramento delle baby pensioni (vi ricorda qualcosa?); fino a un forte taglio sia degli emolumenti, che del numero, dei grand-commis di stato; oltre a una tassazione seria sugli armatori, e loro rimpiazzo, se volessero andarsene, con compagnie provenienti dall’oriente, specialmente cinesi, giapponesi e coreani
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Interessante, su questo punto, l’articolo di Internazionale, che, sulla falsa riga di molti altri, mette in risalto un punto della “vittoria”, a non solo mio parere di Pirro, dei falchi del rigore e degli intransigenti della finanza: Tsipras non verrà sostituito con Nea Democratia, con il Pasok o con altri partiti “moderati” o, per meglio dire, appiattiti sullla linea eurista e rigorista di Merkel&Shauble, tipo Dimar; è molto più probabile che gli elettori ellenici, stufi dei diktat berlinesi e del nord Europa, scelgano tra le estreme tra Alba Dorata e AnEl a destra, quel che rimarrà della componente più intransigente di Syriza e il KKE a sinistra.
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Ammesso e non concesso che i nuovi dei del nuovo Pantheon ellenico consentano libere e democratiche elezioni.

Bozza finale by AdolfoSehnert

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