Quell’atavica voglia di Duce
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Quell’atavica voglia di Duce

 

Forse è vero che non ci sono controlli sui voti.
Forse.
Forse è vero che non è vera e propria democrazia diretta.
Forse.
Ma vogliamo chiedere agli iscritti e, soprattutto, agli attivisti dei partiti tradizionali, Partito Democratico in testa, se loro hanno mai deciso qualcosa a livello nazionale?
Non è che c’è gente che rosika legnetti bagnati a manetta?
Oppure è quell’atavica voglia di Duce (il segretario-presidente-leader decide, gli altri muti ed osannanti) che fa sparar cazzate come questa?
Dopotutto, citando Kennedy:
kennedy
O, per dirla con Roosvelt:
roosvelt
Ma quelli che mi piacciono i più in assoluto sono due categorie di persone (in genere sono, in ambo i casi, o giornalisti o politici. Gente che non sa neppure dove sia di casa la vera democrazia:
1) quelli che “la legge elettorale deve garantire la governabilità”
2) quelli che “l’unica vera democrazia è quella rappresentativa”
Mentre ai primi ho già risposto ampiamente (ma noto con piacere che non sono il solo a pensarla così), ai secondi faccio una domanda: sicuri? Ma sicuri, sicuri, sicuri di non dire una cazzata inimmaginabile?
Per dirla in immagine (spero capiscano l’inglese, anche se è in net-slang. E’ facile, da prima elementare, se non avessero distrutto la scuola italiana con le loro politiche disssennate e miop… cieche):
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Per iniziare potreste chiedere ai canadesi che ne pensano della democrazia rappresentativa. Ma solo per iniziare.
Se un eletto permette questo (si, il link è in inglese: o imparate le lingue o potete smettere di leggermi. Altro link, altro ancora, questo in francese) non ha la legittimazione dei suoi voti ma solo quella del potere economico, e non solo quello, di Nestlé.
Due parole:
δῆμος o démos
κράτος o cràtos
Unite formano democrazia che, da un punto di vista etimologico, vuol dire “potere del popolo”.
Popolo, non eletti, rappresentanti, (dis)onorevoli, senatori, eccetera.
Popolo, non Renzi, Berlusconi, Casini, Grillo, eccetera.
Popolo, non Partito Democratico, Forza Italia, Nuovo Centro Destra, Scelta Civica, MoVimento 5 Stelle, eccetera.
Da Wikipedia:

La prima classificazione della democrazia può essere tra democrazia diretta e democrazia indiretta.

Pertanto la democrazia rappresentativa non è l’unica vera democrazia, anzi.
Il tempo è galante, ed ha dimostrato, soprattutto in Italia, che la democrazia rappresentativa è una pessima forma di governo, soprattutto se si permette all’eletto di poter fare liberamente.
Abbiamo visto politici rubare, altri farsi fare leggi “ad personam” o “ad aziendam” (e non parlo solo di Silvio Berlusconi e di Mediaset ma, anche, della finta sinistra DS/PDS/PD e della Lega Coop), altri votare leggi stupide od inique per i cittadini solo per ubbidire alla disciplina di partito.
Citando Thoma Jefferson:
Thomas-Jefferson-on-Democracy
O, meglio, citando John Stuart Mill:

Si, perché le parole dell’illustre filosofo inglese contengono un’amara verità, ben rappresentata anche da quelle di Winston Churchill:

È stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle forme che si sono sperimentate fino ad ora.

Però la democrazia liberale, la vera democrazia, è in primis il tutelare quell’uno, quell’unico che rema contro, che va contro il pensiero comune, contro il comune sentimento.
Perché se prevale la legge della forza, anche della forza dei numeri, smette automaticamente di essere democrazia per diventare altro.
Quando si negano i diritti a un singolo individuo ci incamminiamo su una strada pericolosa, che porta diritti alla dittatura.
Dopotutto: o i diritti sono di tutti o non sono.
Citando Alexis de Tocqueville:

Per me, quando sento la mano del potere appesantirsi sulla mia fronte, poco m’ importa di sapere chi mi opprime, e non sono maggiormente disposto a infilare la testa sotto il giogo solo perché un milione di braccia me lo porge.

Vedo chiaramente nell’eguaglianza due tendenze: una che porta la mente umana verso nuove conquiste e l’ altra che la ridurrebbe volentieri a non pensare più. Se in luogo di tutte le varie potenze che impedirono o ritardarono lo slancio della ragione umana, i popoli democratici sostituissero il potere assoluto della maggioranza, il male non avrebbe fatto che cambiare carattere

Ecco destrutturato il falso mito della governabilità: è la forma più vicina alla tirannide della maggioranza.
Io dico: no, grazie.
Siamo tutti uguali, abbiamo pari diritti e doveri, pari aspirazioni, pari sogni, pari ideali.
La dittatura della maggioranza era uno dei più grossi ostacoli che Aristotele vedeva nell’applicazione dell’ideale democratico nel governo della Polis. Tanto, ed è cosa nota, da essere uno dei più grandi favorevoli al governo dell’aristocrazia (od oligarchia) (il passaggio citato non è di Aristotele ma quanto scritto da Filippo Amelotti):

Sarebbe però pericoloso ammettere i molti alle magistrature più importanti che detengono la guida politica della città: essa invece può deliberare sui normali affari pubblici e partecipare alle elezioni dei magistrati. Così sia attua un contemperamento tra l’aristocrazia o oligarchia e la democrazia e si realizza una costituzione che è un giusto mezzo tra gli estremi.
Il principio fondamentale cui deve ispirarsi l’ordinamento politico è la sovranità della legge, che deve essere superiore a qualsiasi cittadino e tutti i magistrati devono essere guardiani e servi della legge. La costituzione deve sottomettere la volontà dell’uomo a quella della legge. Il principio della sovranità della legge trova la sua attuazione solo in una costituzione che si basi sulla classe media che è veramente libera in quanto non è corrotta u fuorviata dagli interessi delle grandi ricchezze né condizionata dalle necessità giornaliere. È in grado di mantenere l’equilibrio tra ricchi e poveri. Solo una forte classe media può assicurare l’equilibrio sociale necessario per la democrazia.

Visto che io non sono ne un noto pensatore greco (o un interprete del suo pensiero) e, neppure, un famoso filosofo liberale francese o inglese, andrò più terra terra nel proporre la mia forma di legge elettorale.
Il tutto prescinde da due fatti, ambedue personali:
1) la mia convinzione che gli italiani vogliano, purtroppo, staccare la spina appena finite le elezioni. Peccato che se non ti occupi di politica, la politica si occuperà comunque di te. Mettendotelo puntualmente nell’orifizio più stretto
2) la mia passione, molto recente, per la democrazia diretta, per il sistema elettorale svizzero (soprattutto quello cantonale), i recall (sfiducie da parte dell’elettorato nei confronti dell’eletto) e i referendum (non solo abrogativo ma anche consultivo, confermativo, approvativo e propositivo) senza quorum e il diritto di iniziativa popolare (leggi di iniziativa popolare e abrogazioni di dettami costituzionali. Tutte le modifiche costituzionali, poi, devono essere sempre approvate dal popolo tramite referendum senza quorum).
Visto che una parte del punto 2) va a collidere con quanto penso nel punto 1), ecco la mia proposta di sistema elettorale:
maggioritario a turno unico (ed un unico candidato, abitante nella circoscrizione da almeno N anni, per partito, e le coalizioni smettono di esistere) e possibilità di recall chiesta da almeno N cittadini. Introduzione di sistemi referendari conoscitivi e propositivi senza quorum. Il quorum verrebbe levato anche al referendum abrogativo. Il diritto di iniziativa popolare deve portare a referendum approvativo e la legge così approvata diventa legge dello Stato
Con i referendum senza quorum si formano cittadini responsabili, mentre con il sistema del recall si lega l’eletto all’elettorato: due passi obbligatori per, poi, arrivare all’introduzione in toto del sistema svizzero, che è quanto di più democratico, rappresentativo e non prevaricante ci possa essere al mondo.
E’ perfettibile, ma si avvicina paurosamente al sistema perfetto.

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