WOTY 2014
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WOTY 2014

Ovvero: il peggio del peggio dell’anno che ci siamo appena lasciati alle spalle.

Peggior canzone: una a caso (intanto sono una peggio dell’altra… na collection de er pejo) tratta dall’album Rush di Raffaella Fico.
Album che si aggiudica, oltre al WOTY 2014 (creato per la bisogna, in genere ci basta una canzone), l’ambitissimo premio “Estiqaatsi”
fico

Peggior film d’animazione: Nut Job – Operazione noccioline
Prendete un corto, Spocchia lo scoiattolo, e cercate di farlo diventare un lungometraggio quando siete a corto di idee.
Poi, non contenti, state preparando il seguito.
Runners up: nessuno tra quelli che ho visto

Peggior film: Tutta colpa del vulcano.
Ecco una commedia francese briosa nei primi 10 minuti e straccciapalle per i restanti 80.
Non bastano un buon Boon e una valida Bonneton a tenere in piedi una baracca senza arte ne parte.
E’ vero che non è peggio di altre pessime pellicole dell’anno, ma questa ha l’aggravante d’esser francese.
A pari merito (ergo non è un semplice runner up) l’inglese The Anomaly. Che anche nel vecchio continente ci sia una deriva hollywoodiana? Carenza di idee (tipo Cinecittà), tecniche scolastiche, attori ed attrici con un’unica espressione e, non meno importante, doppiaggi vergognosi allontanano gli spettatori dalle sale.
Runners up: 300 – L’alba di un Impero, Un amante per mia moglie, Sin City – Una donna per cui uccidere.
Nota a margine: su molti forum e siti specializzati la palma del peggiore spetterebbe a Noah. Non avendolo visto, e non ci tengo a farlo, non posso esprimere un giudizio.

Delusione dell’anno in ambito cinematografico: The Lego Movie
L’idea di partenza è ottima: un film ambientato nel magico ma, diciamolo tranquillamente, noioso mondo dei mattoncini da costruzione più famosi del mondo.
L’eroe del film, infatti, non è che un misero, umile e probabilmente sottopagato e indottrinato operaio generico.
Una persona che compie ogni giorno le tesse, noiose, operazioni.
Compreso bere un caffè che costa alcune decine di biglietti versi.
Peccato che, dopo un inizio scoppiettante, a metà tra film d’introspezione psicologica e, allo stesso tempo, di condanna verso un totale appiattimento delle idee (le regole!!!), di inno all’anarchia e alla comicità più esilarante, la pellicola va lentamente esaurendosi. Ci salva il (doppio) finale, ma dopo la prima mezz’ora la voglia di andare a far altro è molto ma molto forte.
Peccato: sarebbe potuto essere un gran film, è solo un film a metà.
Runner up: nessuno tra quelli che ho visto

Capolavoro mancato in ambito cinematografico: Smetto quando voglio
Ero estremamente indeciso su quale film scegliere, e i runner up sono Barbecue (una commedia francese estremamente meh, a tratti divertentissima ed a tratti noiosissima) e Grand Hotel Budapest (un piccolo, grande film, estremamente visionario ma anche estremamente confusionario). Ho scelto la pellicola italiana (qui la mia recensione) perché, se non fosse stato per la pessima fotografia “alla Instagram” e un paio di attori sottotono sarebbe entrata di diritto nell’Olimpo delle migliori commedie italiane di sempre. Alla faccia del pur bravo Checco Zalone.

Delusione dell’anno in ambito videoludico: ArcheAge
Sandbox, ottimo, fantastico, ben miscelato con elementi themepark. Peccato che o compri la versione scatolata (150 biglietti verdi per essere founder, o della pazzia totale) oppure hai talmente tante di quelle limitazioni (lo so, è freemium, e allora? C’è un limite all’idiozia, no?) che, per i casual gamers, la masturbazione mongola è preferibile.
Beati quelli che non hanno nulla da fare 24/7, e accesso illimitato alla carta di credito del papi CEO.

Peggior videogioco (indie e giochi minori esclusi): Sacred 3
Da CRPG, per quanto action, a… altro. Non è un gioco di ruolo, è un action game con elementi ruolistici.
Passare oltre, grazie.
Runners up: Deus Ex: The Fall, Warhammer 40,000: Storm of Vengeance

Peggior videogioco online: ArcheAge
(vedi sopra)

La delusione “umana” dell’anno: Troppe.
Da certi attivisti per finta che, invece di usarlo, si fanno pensare da altri (o, peggio, usano il pensiero altrui per giustificare la loro nullità); a certe persone che votano “eh, ma è laureato, le cose le saprà, no?” (ed è pure finito sul Secolo XIX, fortunatamente nella versione “Tigullio”, a sparar le sue baggianate e false ovvietà da un tanto al chilo); da chi vorrebbe salvare il mondo ma non riesce nemmeno a salvare se stesso (un po’ di sana autocritica non guasta mai); a chi pensa di saperne più di chi tratta quella materia da tempo solo per aver fatto un paio di ricerchine su Gugol.
Per finire a quelli che credono ancora alle favolette di Raffaella Paita e del PD ligure.

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