L’unica riforma possibile
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L’unica riforma possibile

Matteo Renzi; l’ex segretario del Partito Democratico, colui che aveva promesso, stante la batosta elettorale subita dal PD, che avrebbe fatto solo il senatore e sarebbe stato zitto, politicamente parlando, per due anni; ha detto, in TV da Fabio Fazio mantenendo così fede alla sua promessa, il suo “no” a un possibile governo con il M5S. E fin qui estiquaaatzi. Ma ha anche aggiunto, il rignanese più famoso di Firenze, che bisogna riscrivere le regole.
Lui che dice che bisogna riscrivere le regole?
Ma la batosta del 4 dicembre non gli è bastata?
Non gli è bastato aver “imposto” agli italiani; con la complicità di Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e partitini assortiti da prefisso telefonico; quella pessima legge elettorale nota come Rosatellum bis?
Non mi interessa parlare di leggi elettorali, riforme ampie della Costituzione od altro: no, perché basta cassare un solo articolo della Carta Costituzionale per dare al paese un governo anche di minoranza, affinché faccia l’unica cosa che deve fare un governo in un regime parlamentare liberale: applicare le leggi votate dal Parlamento.
Non di più, non di meno.
Basta con i “governi legislatori”, che a forza di decreti, molto spesso incostituzionali mancando il “carattere d’urgenza” imponevano al Parlamento il loro volere e la loro linea politica.
Basta con parlamentari lautamente ben pagati che non fanno altro che gli yesmen dei partiti e del governo in carica.
Si torni a una piena separazione delle funzioni così come negli stati compiutamente liberali e democratici, i parlamentari tornino a fare l’interesse dei cittadini elettori, si torni non alla balla sesquipedale dei “governi non eletti dal popolo” ma alla centralità del Parlamento nella vita democratica del paese.
Senza più la “dittatura” del governismo ad ogni costo.
E senza riforme costituzionali pasticciate.

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