Governabilità e democrazia
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Governabilità e democrazia

“Dobbiamo far si che la prossima legge elettorale assicuri la governabilità”
Quante vole abbiamo sentito questa frase?
E se non è governabilità allora è stabilità o altri sinonimi.
Peccato che il principio su cui si deve basare ogni legge elettorale è uno ed uno soltanto: la democrazia.
“Basta votare e si è in democrazia”
Barbagianni_O_rly
Siete veramente sicuri che basti la mera espressione del voto per creare democrazia?
O non, piuttosto, una classe oligarchica e tribunalizia che ci dice cosa è giusto e meglio per noi, senza ascoltare il nostro parere?
Perché, ed è alla base di ogni sistema democratico che si rispetti, chi comanda non è il partito o i dirigenti o il segretario o vari capetti e semi rais alla Berlusconi e, perché no, alla Grillo.
No, chi deve comandare veramente è il cittadino: tu mi rappresenti e prendi ordini da me.
O, in parole povere e per usare un’espressione che Beppe (ma, attenzione, non i rappresentanti M5S al Parlamento), purtroppo non usa più: tu sei un mio dipendente.
Il tuo stipendio è (fin troppo) lautamente pagato dalle mie (fin troppe) tasse?
Allora fai quello che voglio io, e non i desiderata di Silvio, Beppe, Matteo, Enrico, Pierferdinando od altri “capi politici”.
Ma come, proprio tu che critichi l’articolo 67 della Costituzione? Esatto, però vi consiglio di rileggere quanto scritto allora, visto che io sono coerente con quello in cui credo.
Il problema di base di questo dettato Costituzionale è che non garantisce affatto democrazia, se non una sua parvenza, slegando si l’eletto dal partito ma, al contempo, non legandolo all’elettore.
E, per me, una seria e coerente e democratica revisione della Carta non può che partire dalla riscrittura di questo articolo.
Torniamo a bomba: legge elettorale e democrazia.
Si, ma come?
Perché, vedete, vi e ci stanno raccontando un sacco di fregnacce, soprattutto soloni in doppiopetto e finti intellettuali del menga.
Il problema non è solo se maggioritario o proporzionale – e, lo ammetto, io sono per il sistema anglosassone -, se a turno unico o doppio misto con caldarrostata finale.
Il problema reale è un altro: come assicurare una vera e reale partecipazione dei cittadini alla vita democratica quotidiana del paese.
E, permettetemi, il primo passo è legare in maniera indissolubile l’eletto al territorio.
Non dev’essere un personaggio famoso paracadutato li bensì esservi nato o esserci residente da un tot di tempo.
Sul quanto è battaglia: io sono per “almeno 10 anni”, mentre c’è chi mi fa notare che con la mobilità lavorativa (ma dove???) questa soglia sarebbe più opportuno abbassarla a cinque anni.
Certamente non deve succedere come negli States, dove Hillary Rodham Clinton divenne cittadina dello stato di New Yortk pochi mesi prima delle elezioni alla carica senatoriale. Le residenze surrettizie, di comodo e a solo scopo elettorale, non devono proprio esistere in una legge elettorale moderna e all’avanguardia.
Questo è solo il primo passo di un cammino molto lungo che deve portare il popolo italiano ad esercitare direttamente la democrazia, a divenire giocatore ed arbitro del proprio destino e non mero spettatore di uno spettacolo interpretato da altri.

ps.: se si vuole stabilità e governabilità non c’è nulla di meglio di una dittatura.

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